Il titolo simbolo del Festival è un racconto ironico e originale che riflette sulla creatività e l’identità
Cosa: Recensione di Frank (Lenny Abrahamson, 2014), in programma al 10° Biografilm Festival, sezione Biografilm Europa
Dove e Quando: venerdì 13 giugno Cinema Arlecchino ore 22:00, sabato 14 giugno Cinema Lumière ore 15:00, domenica 15 giugno Cinema Arlecchino ore 21:00, lunedì 16 giugno Cinema Odeon ore 19:00
Costo: spettacoli fino alle 18.00 € 6; dalle 18.00 € 8
di Giuseppe Marino
Titolo di punta del 10° Biografilm, con la grossa maschera di cartapesta che riempie i manifesti del Festival, Frank è un’anteprima italiana da non perdere.
Il titolo simbolo del Festival è un racconto ironico e originale che riflette sulla creatività e l’identità
IN BREVE Cosa: Recensione di Frank (Lenny Abrahamson, 2014), in programma al 10° Biografilm Festival, sezione Biografilm Europa Dove e Quando: venerdì 13 giugno Cinema Arlecchino ore 22:00, sabato 14 giugno Cinema Lumière ore 15:00, domenica 15 giugno Cinema Arlecchino ore 21:00, lunedì 16 giugno Cinema Odeon ore 19:00 Costo: spettacoli fino alle 18.00 € 6; dalle 18.00 € 8 Info: http://www.biografilm.it/
di Giuseppe Marino
Titolo di punta del 10° Biografilm, con la grossa maschera di cartapesta che riempie i manifesti del Festival, Frank è un’anteprima italiana da non perdere, all’Arlecchino venerdì 13 giugno alle 22.00 e domenica 15 alle 21.00, al Lumière sabato 14 alle 15.00 e lunedì 16 all’Odeon, alle 19.00.
È un film di fiction, quello dell’irlandese Lenny Abrahamson, ma strettamente legato al racconto di storie di vita, mettendo in scena le vicende iperreali di un immaginario gruppo musicale, decisamente di nicchia, i Soronprfbs. Ci sono film che inseguono le azioni, e altri che attraverso lo svolgersi dell’intreccio inseguono la rappresentazione dell’interiorità, dell’animo dei protagonisti; il film di Abrahamson, naturalmente, fa parte di questo secondo gruppo, ed è abitato da personaggi che sono incubatori di dubbi, incertezze, e di guizzi vitali. Gran parte dei Soronprfbs è costituita da abituali frequentatori di reparti psichiatrici, e all’interno del gruppo la crisi – individuale o relazionale – è all’ordine del giorno. La nostra guida è Joe, un giovane aspirante musicista dalla aspirazioni pop, che entra per caso a far parte della band di Frank. Quest’ultimo è un genio della musica, propenso alle composizioni sbilenche e psichedeliche, che ha sostituito il suo volto con una grossa testa di cartapesta, una difesa verso il mondo esterno di cui non si priva in alcun momento.
Attraverso i conflitti innescati dal confronto con il nuovo arrivato Joe, che vuole rendere appetibili al pubblico le capacità del gruppo, e il rifiuto di ogni compromesso da parte del resto della band, e in particolare della radicale Clara (un’ottima Maggie Gyllenhaal), si sviluppa uno dei temi centrali del film, quello che riguarda la creatività e l’espressione artistica. Problema strettamente legato a quello dell’identità, concentrato nella figura grottesca di Fassbender che, al di là delle sue capacità musicali, sembra impossibilitato a identificarsi con un carattere definito, che possa essere accettato e riconosciuto dagli altri. In continua oscillazione fra il desiderio di rispecchiarsi, e forse ricomporsi, attraverso l’apprezzamento di un pubblico e la spinta a esprimere solo il proprio caos individuale, Frank è un inno alla non normalità, che Abrahamson riporta e amplifica nella struttura e la storia del film.
C’è anche tanta musica in Frank, molto curata, che riflette i documentari e le biografie di nomi leggendariamente oscuri del rock, da Daniel Johnston e Captain Beefheart, citati dallo stesso regista, ai ricordi che vanno agli aneddoti su Jim Morrison, che eseguiva i suoi primi concerti dando le spalle al pubblico, e Mick Jagger, che i racconti vogliono così permeabile alle suggestioni esterne da rimanere incastrato nel personaggio che interpretava nel film Sadismo.
Ma Frank è anche un film estremamente ironico, divertente, in ogni aspetto più movimento di Garage, il bell’esordio dell’autore, più formalmente meditativo. Conserva, rispetto allo stesso, la capacità di mescolare i toni e i registri con naturalezza, e di sapersi avvicinare a personaggi non semplici senza essere enfatico, né eccessivamente distaccato.
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