Un viaggio nel background musicale della cantautrice britannica
Chi: Anna Calvi
Cosa: in concerto
Quando: giovedì 26 luglio 2012, h. 21
Dove: Bolognetti Rocks, vicolo Bolognetti 2
Costo: 12 euro in prevendita o 15 euro all’ingresso
Dopo il tutto esaurito registrato nell’aprile 2011 in un Locomotiv Club bollente, Anna Calvi farà di nuovo tappa sotto le due torri il prossimo 26 luglio per un appuntamento imperdibile targato Bolognetti Rocks. La fuoriclasse londinese è ancora impegnata a raccogliere i frutti del celebratissimo album d’esordio…
Un viaggio nel background musicale della cantautrice britannica
IN BREVE Chi: Anna Calvi Cosa: in concerto Quando: giovedì 26 luglio 2012, h. 21 Dove: Bolognetti Rocks, vicolo Bolognetti 2 Costo: 12 euro in prevendita o 15 euro all’ingresso
di Marco Napolitano
Dopo il tutto esaurito registrato nell’aprile 2011 in un Locomotiv Club bollente, Anna Calvi farà di nuovo tappa sotto le due torri il prossimo 26 luglio per un appuntamento imperdibile targato Bolognetti Rocks. La fuoriclasse londinese è ancora impegnata a raccogliere i frutti del celebratissimo album d’esordio, uscito il gennaio dello scorso anno per la Domino: opera omonima che si è subito imposta come pietra miliare nel vasto panorama musicale contemporaneo.
Il sound Anna Calvi è sintesi originale, riuscita e riconoscibile di suggestioni ed influenze estremamente eterogenee, che risalgono ad un’infanzia già avida di ascolti. La collezione di dischi paterna è infatti all’origine di una sensibilità eclettica, generosa, inclusiva. Sin dalla tenera età si nutre di musica classica, il che si avvertirà sottilmente nella ricchezza delle linee melodiche, nell’economia degli arrangiamenti e nella calibratissima taratura espressiva delle dinamiche: Ravel, Debussy, Stravinsky e, su tutti, Puccini, sono i suoi compositori di riferimento. Ed è dalla confidenza col repertorio operistico italiano che nascerà quell’amore per Maria Callas, ripetutamente dichiarato. A soli sei anni la Calvi comincia così a studiare violino, ma l’attrazione per la chitarra sarà fatale una volta subìto il carisma esercitato da musicisti del calibro di Django Reinhardt e Jimi Hendrix: da quest’ultimo erediterà la fluidità organica dell’approccio alle sei corde e un virtuosismo mai fine a se stesso, ma vibrante, incendiario, catartico.
Anna Calvi trasuda passione. Passione che esplode veemente grazie alla combinazione tra le timbriche terse o sature dell’inseparabile Telecaster e la voce ora flebile e suadente, ora vigorosa. Oltre che su quello della già citata Callas, la Calvi modellerà l’espressività del proprio registro canoro sull’esempio di Nina Simone ed Edith Piaf: e sarà proprio la bellissima cover di Jezebel (un classico della chanteuse parigina) a portare Anna Calvi sotto le luci della ribalta, nell’autunno 2010. Ma di passione si parlava, ed è dal vivo che essa si manifesta irresistibile. Oltre che ad essere un’ottima esecutrice, Anna Calvi è anzitutto un progetto estetico: il suo fuoco è freddo, la sua carica erotica è quella della femme fatale, altera, carismatica, mai complice o ammiccante. Attratta dal flamenco, più che ispirarsi alla roboante sensualità femminile di quel mondo, sceglie per sé di indossarne i panni maschili (o meglio, una tenuta ad essi vagamente ispirata) e dare origine ad una conturbante e severa androginia che, in ambito rock, ha avuto precedenti nella new-wave di inizio anni Ottanta, quella di matrice glam e ripulita dalle trasandatezze punk: non sorprende che il primo album comprato dalla Calvi, giovanissima, fu un certo Alladin Sane.
“Anna Calvi è il più grande fenomeno della musica dai tempi di Patti Smith”, ha dichiarato perentorio Brian Eno, mentore della Nostra insieme a Nick Cave (che l’ha scelta come supporter dei suoi Grinderman) e Rob Ellis, suo lungimirante produttore nonché già di talenti come Pj Harvey (alla quale la Calvi è stata forse troppo sbrigativamente accostata). La chiosa del non-musicista, che ha anche partecipato alle registrazioni dell’album, riafferma le reminiscenze new-wave di cui si diceva: Desire e la splendida Suzanne and I sono inni intrisi dello stesso incedere e dello stesso lirismo maudit professati della Sacerdotessa del rock. Della new-wave Anna rispetta anche quell’inclinazione all’oscuro e all’ambiguo, riflessa non solo da testi spesso rivolti alla classica polarità amore/morte. Noir Rock è stato infatti definito il suo genere di appartenenza, etichetta felice specialmente in riferimento a quei momenti in cui prevale il gusto per colonna sonora: le tese atmosfere morriconiane e i momenti di sospensione à la Angelo Badalamenti sono riferimenti tangibili e capaci di costruire scenari visivi non soltanto ascrivibili al cinema (altra grande passione della Nostra, insieme alla pittura), ma ad una visione della musica fortemente narrativa, immaginifica, sinestetica.
Non resta che godersi un assaggio di ciò che, a giorni, accadrà in città.