Discorsi alla Nazione, un pugno nello stomaco

ascanio celestini discorso alla nazione

La recensione di Tracà del nuovo spettacolo che debutterà a maggio

  

ascanio celestini discorso alla nazioneChi: Ascanio Celestini
Cosa: Discorsi alla Nazione – Studio per uno spettacolo Presidenziale
Quando: prossimamente
Foto: ritaglio di un’immagine di Maila Iacovelli – Fabio Zayed/Spot the Difference
Infohttp://www.ascaniocelestini.it

Se il male peggiore è l’indifferenza, Ascanio Celestini con questo spettacolo sferra un pugno allo stomaco che spiazza, che arriva dritto fino alle viscere e scuote la tranquillità dell’insospettabile elettore di sinistra dell’Anno Domini 2013. Chi si aspettava un catalogo di ironie varie sulla democrazia…

La recensione del nuovo spettacolo che debutterà a maggio

 

ascanio celestini 2013

 

IN BREVE Chi: Ascanio Celestini Cosa: Discorsi alla Nazione – Studio per uno spettacolo Presidenziale Quando: prossimamente Foto: ritaglio di un’immagine di Maila Iacovelli – Fabio Zayed/Spot the Difference Infohttp://www.ascaniocelestini.it

 

di Cristian Tracà

 

Se il male peggiore è l’indifferenza, Ascanio Celestini con questo spettacolo sferra un pugno allo stomaco che spiazza, che arriva dritto fino alle viscere e scuote la tranquillità dell’insospettabile elettore di sinistra dell’Anno Domini 2013. Chi si aspettava un catalogo di ironie varie sulla democrazia sospesa e sull’anomalia italiana legata a Silvio Berlusconi ha dovuto ricalibrare il proprio orizzonte d’attesa.
C’è anche questo, ed è inevitabile cadere nel tranello della citazione del demiurgo della barbarie culturale, nello studio di Celestini per lo spettacolo sui dispotismi democratici, ma sarebbe troppo facile limitarsi al solito elenco di evidenze che lascia tranquillo l’elettore che stringe il pugno ma lesina le carezze.

Il bestiario di discorsi alla nazione, tutti addensati attorno al regime della sospensione politica, del populismo becero, dell’odio sociale e dei tagli al welfare con l’alibi dell’essere alle spalle al muro (…perché ce lo chiede l’Europa), della fine della distinzione tra destra e sinistra si guarda un po’ indietro e diventa una spietata critica alle strane alleanze di classe andate in scena nel nostro paese, all’allineamento politico su un asse valoriale distante anni luce dalle reali esigenze della maggioranza anestetizzata.

In una serie di ‘’Io sono di sinistra ma…’’ Celestini fustiga l’associazione scellerata tra classe media e proletariato nell’ebbrezza dell’illusione di poter arrivare alle massime sfere del consumo e del possesso, ai danni dei nuovi poveri, quei precari e quegli stranieri abbandonati dal nuovo sistema a qualche parola sporadica di commiserazione degli animi sensibili, che intanto continuano a coltivare il sogno dell’ascesa. Potrebbe anche chiamarsi discorsi ad una nazione che scende in piazza solo per sentire politici che la allontanano dalla piazza.

L’effetto Mastro Don Gesualdo è in agguato e i racconti allegorici di Celestini conoscono tinte fosche mai raggiunte; lo stile è quello classico del grande monologo, anche se la narratologia a cornice dello studio per lo spettacolo definitivo dà ritmo e varietà. Non basta la favola del potere a smarrire quegli scenari inquieti che l’autore – attore apre intorno allo scippo di sovranità perpetrato lentamente: dall’abolizione delle preferenze, alla demagogia sempre più pericolosa, ai tecnicismi che piacciono all’esterno. Il tiranno che convintamente sostiene di essere lui a scegliere la maggioranza degli elettori, e non viceversa, con un gioco di scelte ammiccanti che nascondono soltanto una strategia di propagazione del potere forte, rimane l’immagine insistita che tormenta la coscienza intorpidita da discorsi di campagna elettorale e da decreti salva- qualcosa. Eppure l’Italia ripudia la guerra, è una repubblica democratica fondata sul lavoro e sul principio di eguaglianza…

La recensione di Andrea Marino allo spettacolo è qui.

29 gennaio 2013

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