L’autore romano porta in scena una riflessione sul pericolo del dispotismo democratico
Chi: Ascanio Celestini
Cosa: Discorso alla Nazione – Studio per uno spettacolo Presidenziale
Quando: 28 gennaio 2013, ore 21
Dove: Circolo Arci Bellaria – Sala Paradiso (San Lazzaro, via Bellaria 7)
Costo: 14 euro
Info: 051 627015
In televisione il pubblico l’ha conosciuto soprattutto come ospite dei salotti ‘sinistri’ di Serena Dandini, per la più ristretta platea teatrale è invece ormai una garanzia di originalità e di qualità da tanti anni. Ascanio Celestini, in collaborazione…
L’autore romano porta in scena una riflessione sul pericolo del dispotismo democratico
di Cristian Tracà
In televisione il pubblico l’ha conosciuto soprattutto come ospite dei salotti ‘sinistri’ di Serena Dandini, per la più ristretta platea teatrale è invece ormai una garanzia di originalità e di qualità da tanti anni. Ascanio Celestini, in collaborazione con l’ITC Teatro di San Lazzaro e Arci torna all’ombra del capoluogo emiliano per una nuova creazione che entra a gamba tesa nel dibattito politico di questa ennesima campagna elettorale infuocata.
Basta lasciare alle poche righe dell’attore e cantastorie la sintesi di quello che vedremo in scena: «Il tiranno è chiuso nel palazzo. Non ha nessun bisogno di parlare alla massa. I suoi affari sono lontani dai sudditi, la sua vita è un’altra e non ha quasi nulla in comune con il popolo che si accontenta di vedere la sua faccia stampata sulle monete. Eppure il tiranno si deve mostrare ogni tanto. Deve farsi acclamare soprattutto nei momenti di crisi quando rischia di essere spodestato. Così si affaccia, si sporge dal balcone del palazzo e rischia di diventare un bersaglio».
Sembra quasi un’atmosfera da romanzo di Gabriel Garcia Marquez, ma poi ci si rende conto che la questione non è affatto relegabile ad un tempo indefinito di un paese da favola di una lontana America Latina, avvolta di riti e magie. Dietro al despota che cova in silenzio ritorni trionfali a suon di populismi facili e in scia all’irrazionalità della folla oppressa si allunga l’ombra di colui che tutto move nell’ultimo ventennio di storia italiana.
Persino nella sua doppia faccia di acclamato e bersagliato, i suoi predellini e i suoi bagni di folla a rischio non si può non pensare ad una mirata riflessione di Celestini sull’ennesima arena che riempie i dibattiti e svuota i contenuti. Fresco di fatica letteraria, con il suo Pro patria, lo scrittore e regista, interseca la contemporaneità con lo stile che gli è proprio: un lirismo e un’acuta ironia che sfruttano al massimo il potere magico e corrosivo della parola.
La scelta dell’ITC Teatri e di Arci non è nuova, del resto. Diverso è il focus sul testo stavolta, che ruota attorno ad una galleria di aspiranti tiranni che provano a ingannare di nuovo il popolo più indifeso culturalmente e che parlano «come parlerebbero i nostri tiranni democratici se non avessero bisogno di nascondere il dispotismo sotto il costume di scena dello stato democratico».
Leggi i due punti di vista di Bologna Cult sullo spettacolo: Cristian Tracà, Andrea Marino