L’ex-Supergrass e la strana carica degli “indiee-jay” a Bologna
Chi: Mick Quinn
Cosa: dj set
Quando: 20 dicembre, dalle 21.30
Dove: La Scuderia (Bentivoglio Club), piazza Verdi 1
Costo: free fino alle 23.30, poi 5 euro
Quinn è solo l’ultimo di una lunga serie. L’ex-bassista e seconda voce dei Supergrass, band britpop nota al mondo dal lontano 1994, sarà special guest giovedì 20 dicembre alla Scuderia (Bentivoglio Club). Anche lui special guest perché invece che imbracciare il basso e re-immergerci nell’aura spensierata delle grandi hit come “Alright”…
L’ex-Supergrass e la strana carica degli “indiee-jay” a Bologna
IN BREVE Chi: Mick Quinn Cosa: dj set Quando: 20 dicembre, dalle 21.30 Dove: La Scuderia (Bentivoglio Club), piazza Verdi 1 Costo: free fino alle 23.30, poi 5 euro
di Erika Gardumi
Quinn è solo l’ultimo di una lunga serie. L’ex bassista e seconda voce dei Supergrass, band britpop nota al mondo dal lontano 1994, sarà special guest giovedì 20 dicembre alla Scuderia (Bentivoglio Club). Anche lui special guest perché invece che imbracciare il basso e re-immergerci nell’aura spensierata delle grandi hit come Alright o Caught by the fuzz il nostro Mick metterà dischi in rotazione, come un qualsiasi Dj.
Mica come uno qualsiasi, risponderete voi: oltre alla scelta di brani rigorosamente brit-alternative-rock sarà la sua stessa presenza a creare l’evento, così come a Capodanno sarà sufficiente l’eccellente comparsa di Sergio Pizzorno (Kasabian) sui merli di Palazzo Re Enzo (leggi l’articolo) per accendere l’entusiasmo, nascondendo bellamente il fatto che il ragazzo farà play con i piatti invece che suonare dal vivo.
Quest’anno la stessa curiosa scelta è stata fatta anche da Dave Rowntree, batterista dei Blur, Peter Hook e Mike Joyce, rispettivamente Joy Division e Smiths, e pure Alan McGee, celebre produttore degli Oasis. Bologna sembra impazzita per questi “one-man-band” del rock alternativo, pubblicizzati ovunque come portavoce della propria band, ma fondamentalmente orfani di chitarre e compagni, desiderosi piuttosto di reinventarsi come “indiee-jay“.
Non che ci sia nulla di male, anzi sono personalmente una grande fan di tutte le band citate. Forse proprio per questo sono a disagio nell’immaginare il mio coinvolgimento in una serata con tutti i crismi di un concerto rock (il musicista, i fan, il locale) senza che ci sia l’empatia del live. Perché poi un bravo chitarrista dovrebbe essere anche un dj spigliato, capace di tenere alta la tensione musicale a suon di brani di altrui? E che si fa quando il Mick Quinn di turno mette sul piatto una mitica (e vagamente allusiva) Mansize Rooster, presa da “I should coco” disco d’esordio dei Supergrass? Si smette di ballare in mezzo alla pista e ci si gira verso il dee jay per omaggiarlo?
Sono questi i divertiti scenari che mi si affollano nella testa quando vedo le locandine dei vari personaggi rock che passano per Bologna in versione Dj. Mi riprometto di affacciarmi presto a una di queste serate per vedere davvero che atmosfera si respira! Ma per il momento mi devo crogiolare nei miei pensieri e nei miei quesiti. Chissà… magari Mick Quinn, tra le altre cose, è anche un grande cuoco.