Intervista a Davide Fasulo degli Octocycle
Chi: Octocycle, Teo Ciavarella e altri
Cosa: ore 22 concerto con ospite, ore 23 jam session
Quando: martedì 2, 9 e 23 ottobre
Dove: Arterìa, vicolo Broglio 1/e
Solitamente si parla di Jam session e subito viene in mente un set di strumenti acustici e il jazz. Qualche volta si cerca di virare verso concessioni al soul o al funky; raramente ci si concede del rock. Fortunatamente, c’è sempre chi cerca di andare oltre le acquisite e rassicuranti abitudini…
Intervista a Davide Fasulo degli Octocycle
Chi: Octocycle, Teo Ciavarella e altri Cosa: ore 22 concerto con ospite, ore 23 jam session Quando: martedì 2, 9 e 23 ottobre Dove: Arterìa, vicolo Broglio 1/e
di Antonio Tirelli
Solitamente si parla di Jam session e subito viene in mente un set di strumenti acustici e il jazz. Qualche volta si cerca di virare verso concessioni al soul o al funky; raramente ci si concede del rock. Fortunatamente, c’è sempre chi cerca di andare oltre le acquisite e rassicuranti abitudini.
Partirà il 2 ottobre all’Arterìa di Bologna il progetto ID (Improvvisazione Digitale), appuntamento musicale di confine e commistione fra suoni, strumenti e generi, la cui meritoria intenzione è quella di allargare lo spazio concettuale dell’improvvisazione estendendolo a territori ad essa normalmente considerati estranei.
La resident band è la Octocycle, trio di polistrumentisti che crea in tempo reale il flusso di groove su cui far viaggiare l’improvvisazione.
Le serate partiranno dalla collaborazione del trio con ospiti provenienti dal panorama jazz italiano (martedì l’ospite sarà Teo Ciavarella), per poi proseguire con la jam session aperta al pubblico durante la quale gli Octocycle accoglieranno sul palco chiunque voglia suonare, ma proprio chiunque: dall’arpista classico al rapper, dal dj all’attore, dal mimo al suonatore di sega ad arco.
Gli Octocycle sono Davide Fasulo (synth, tastiere, fisarmonica, chitarra, voce, live-electronics), Daniel Cau (Fagotto, Flauto traverso, Sax, Duduk, live-electronics) e Rico Capelli (batteria e oggetti). Il progetto è dei più interessanti e per capirne meglio le dinamiche ho fatto due chiacchiere con Davide.
Partiamo da una domandina semplice semplice: da quale tipo di formazione musicale arrivano gli Octocycle?
Non è semplice parlare di formazione musicale nel caso del progetto Octocycle, poiché due elementi su tre sono poli-strumentisti e ce ne sarebbe da dire su ogni strumento che suoniamo. Cercherò comunque di non dilungarmi troppo. In generale, abbiamo iniziato da bambini studiando musica classica e crescendo abbiamo ampliato le nostre conoscenze suonando in gruppi di altro genere, rock, soul, jazz, approfondendo soprattutto lo studio di quest’ultimo. Io ho iniziato a suonare musica elettronica nei primi anni novanta con un programma che girava su Amiga 500, abbinato ad un registratore multi-traccia a nastro. Ma lo strumento con cui ho appreso maggiormente le fondamenta di questa musica è il Korg ms10, un sintetizzatore analogico monofonico (emette solo una nota per volta) che uso per Octocycle.
La tua sintesi mi pare un bell’esempio del fatto che i confini fra i generi musicali sono spesso un’invenzione di comodo, portata avanti dal mercato piuttosto che dagli artisti. E lasciare il palco “aperto” al contributo di chiunque voglia improvvisare con voi è una bella sfida. Anche rischiosa, che ne dici?
Hai colto nel segno: per la serata di Improvvisazione Digitale non vogliamo dettare regole stilistiche. Certo, su locandine ed eventi in web trovi scritto “jazz elettronico” o “jam elettro-acustica”, ma con la parola jazz non vogliamo indicare un genere musicale, ma l’attitudine all’improvvisazione, e improvvisare ai giorni d’oggi può voler dire anche tuffarsi in ciò che non si conosce o si conosce poco, come l’elettronica. Penso che per i musicisti che parteciperanno alla jam session sarà molto stimolante interagire con suoni diversi.
E per il pubblico? Vi aspettate che il pubblico rimanga in qualche modo sorpreso dalle vostre proposte?
Stiamo proponendo sicuramente qualcosa di insolito, quindi sì, penso che il pubblico rimarrà sorpreso. Resta comunque difficile fare delle stime di gradimento: mi aspetto un pubblico molto eterogeneo poiché la serata non è destinata ad uno specifico target; immagino che ci sarà chi apprezzerà maggiormente il lato elettronico e chi invece sarà attratto dal carattere jazz, quindi dal lato acustico. Il legante che unisce questi due lati complementari è sicuramente l’improvvisazione, che già di per sé attrae un pubblico a cui piace sorprendersi affidando le proprie orecchie al caso.
Quindi l’idea sarebbe qualcosa come: “Gentili spettatori, vi invitiamo a fare un salto nel buio e a lasciarvi guidare da quel che ancora non conoscete?”
Sarebbe fin troppo pretenzioso da parte nostra dire di aver inventato qualcosa dal nulla. Più che altro direi: “Gentili spettatori, vi invitiamo ad ascoltare qualcosa di insolito. Non possiamo dirvi molto riguardo a quel che succederà, perché noi lo sapremo solo quando saremo sul palco”.
Mi sembra un ottimo modo per iniziare. Grazie.
1 ottobre 2012