Cosa: Meta-Morphosis, mostra di Zhang Dali Quando: dal 23 marzo al 24 giugno 2018 Dove: Palazzo Fava, via Manzoni 2, Bologna Costo: intero 10 €, varie riduzioni Info, prenotazioni: genusbononiae.it
È a Bologna la prima antologica italiana dedicata a Zhang Dali, uno dei maggiori artisti cinesi contemporanei. Fino al 24 giugno Palazzo Fava ospita Meta-Morphosis, esposizione che si sviluppa in nove sezioni e traccia un percorso in 220 opere, toccando i diversi campi espressivi dell’autore, tra sculture, dipinti, fotografie e installazioni. Proprio a Bologna, dove ha vissuto dal 1989 al 1995, dopo la protesta di piazza Tienanmen, Zhang scoprì la graffiti art, diventano in Cina il precursore di questa forma artistica.
“Tutte le mie opere hanno una stretta relazione con la realtà che mi circonda”. Con queste parole si racconta Zhang Dali, definito street artist per la costante volontà e capacità di raccontare, attraverso la propria opera, lo spazio urbano, le sue mutazioni, la relazione simbiotica e spesso violenta che intrattiene con l’individuo. Un’espressione di “realismo estremo”, secondo la definizione di Yu Ke, caporedattore del mensile Contemporary Artist e professore alla Sichuan Academy of Fine Arts.
Il percorso in nove sezioni si apre con la serie di dipinti Human World, i primi lavori risalenti agli anni Ottanta, fusione di rappresentazione onirica e figurativa, e di canoni orientali e occidentali. Il ciclo di fotografie Dialogue and Demolition, realizzato a partire dal 1995, racconta la rapidità dei cambiamenti urbanistici della Cina contemporanea, e vede l’artista tracciare il proprio profilo sulle rovine delle costruzioni, utilizzando la tecnica dei graffiti.
Costituiscono il ciclo One Hundred Chinese, realizzato tra il 2001 e il 2002, le sculture, calchi di persone reali, che visualizzano ed esasperano gli effetti della globalizzazione, mentre i grandi dipinti delle serie AK-47 e Slogan trasfigurano ritratti di uomini e donne componendoli con la sigla del fucile sovietico e con gli ideogrammi che compongono gli slogan della Repubblica Popolare.
La serie World’s Shadows ritrova il silenzio, utilizzando l’antico processo fotografico della cianotipia per disegnare su tela di cotone o carta di riso delicate ombre umane, animali e vegetali; soggetto della serie Permanence sono grandi statue antropomorfe, realizzate in marmo bianco, restituendo ancora un’impressione di sospensione e quiete.
La storia torna prepotente nei 100 pannelli di A Second History, nei quali Zhang Dali rivela la manipolazione delle immagini operata dal regime dal 1950 al 1980. Il percorso si chiude con l’installazione Chinese Offspring, di fortissimo impatto, costituita da una serie di sculture in vetroresina dei mingong, i lavoratori strappati dalle campagne per diventare parte del meccanismo produttivo, e rappresentati appesi a testa in giù, in una sorta di visione infernale.
Ogni sabato, fino al 26 maggio, dalle 16.00 alle 19.00, la mostra si arricchisce anche di percorsi dedicati ai più giovani (5 – 11 anni), per esplorare alcuni aspetti della cultura e dell’arte cinese. Ecco il programma completo dei laboratori:
Ombre cinesi 7 aprile. Il teatro delle ombre e la sua antica tradizione da creare in una piccola scatola di cartone.
Cartoline dalla Cina 14 aprile. Cartoline da spedire ad amici, dipinte a mano con la tecnica dell’acquerello ed ispirate a motivi decorativi cinesi.
Storie e leggende cinesi 21 aprile. Storie e leggende che vengono da lontano, piene d’immagini e di magia da trasformare in un quadro da portare a casa.
Yin e Yang 28 aprile. Con la tecnica del collage, colla forbici e riviste per decorare un grande “Tao” disegnato.
Lanterne cinesi 5 maggio. Magiche lanterne da realizzare con carta e materiali di riuso.
Lo zodiaco cinese 12 maggio. Topo, maiale, serpente o drago? I segni dell’astrologia cinese trasformati in marionette.
Aspettando la festa delle Barche Drago 19 maggio. Un drago che vola leggero come il vento da costruire con materiali di riuso e tanta fantasia.
Ideogrammi cinesi 26 maggio. Imparare a scrivere gli ideogrammi cinesi come fossero un disegno.