IN BREVE Cosa: Recensione dello spettacolo “Sorelle Materassi” Dove: Teatro Duse, Bologna Chi: regia di Geppy Gleijeses, interpreti: Milena Vukotic, Lucia Poli e Marilù Prati
Si è appena concluso un altro bel weekend di teatro a Bologna. Al Duse è andato in scena, per la regia di Geppy Gleijeses, un adattamento teatrale de Sorelle Materassi di Palazzeschi. Milena Vukotic, popolarmente arcinota per essere stata la compagna del ragionier Ugo Fantozzi e una nonna un po’ crazy in Un medico in famiglia, insieme a due altre grandi professioniste del teatro come Lucia Poli e Marilù Prati, hanno strappato applausi a scena aperta, con una percentuale del 99% di spettatori che all’uscita hanno votato a favore dello spettacolo.
Un’ora e mezza di teatro di tre grandi signore del palcoscenico e dei comprimari, con una messinscena molto freudiana ed evocativa, che valorizza la capacità dell’autore fiorentino di raccontare una famiglia, che poi è una sorta di allegoria politica dell’Italia fascista. Le zitelle perbeniste che eseguono lavori di sartoria solo per le figlie dei nobili, folgorate e soggiogate dalla virilità di un nipote seduttore e meschino, raccontano l’Italia borghese che si lascia dominare dalla prosopopea virile del nazionalismo di Mussolini.
Fuori dal coro una sorella che invece rimane lucida, che gestisce l’economia domestica ma non si sporca le mani nel telaio, non si piega al modello di donna voluto dal regime. Senza le nevrosi delle sorelle pie dalla lingua lunga e della domestica nerboruta, domina la storia come la mente che sopravvive alla seduzione, che non si lascia turbare dagli uccelli che infestano gli alberi del giardino né dai fiori bianchi che celebrano le nozze del nipote con una ricca americana.
La scenografia, i rimandi continui ai simboli freudiani del maschile, del femminile e della nevrosi, sono la chiave dominante di uno spettacolo molto piacevole nella sua icastica rappresentazione del pettegolezzo ruvido toscano, ma al contempo amaro e fustigatore, terribile scrutatore dei segreti posti nel più recondito cassetto della casa caduta in miseria.
Le zie vestite a festa per le nozze come se fossero anch’esse spose del nipote condensano la nevrosi incestuosa che regge la finta commedia. Accade alle sorelle Materassi, sedotte e abbandonate, quello che succede all’Italia irretita dalla propaganda fascista e dallo storico revanscismo incompiuto.
Le zitelle umiliate che alla fine accettano di cominciare a cucire anche per le figlie del popolo, pur conservando in grembo il desiderio dell’uomo forte al comando, gettano uno sguardo antropologico su una nazione, con una capacità fenomenale di unire alto e basso, di conciliare più letture, come avviene sempre nella grande letteratura.