IN BREVE Cosa: Due albi illustrati per bambini e ragazzi che interpretano il mondo della poesia Dove: librerie Immagine: da Haiku di Silvia Geroldi e Serena Viola
Può darsi che ci si sbagli, ma non si è mai vista una quantità di volumi illustrati che puntano sul connubio con la poesia. Non lo si è vista da tanto tempo, almeno. Sicuramente ogni editore per ragazzi che si rispetti ha una quota di volumi dedicati a questa forma letteraria all’apparenza ostica. Strano è trovarsene una discreta quantità in uscita nel periodo che va dalle festività natalizie alla marzolina Fiera del libro per ragazzi di Bologna. Sarebbe molto interessante poter parlare di nuova tendenza nell’editoria per ragazzi, meglio però attendere un attimo e vedere se queste uscite avranno un seguito.
A fare la parte del leone in questa infornata poetica, sono due case editrici: Einaudi ragazzi e Lapis.
La palma di volume più interessante spetta a Haiku. Poesie per quattro stagioni più una (Lapis edizioni, pp. 98), di Silvia Geroldi e Serena Viola. Come recita il titolo del cartonato, Geroldi propone poesie che prendono a riferimento la classica composizione poetica giapponese, dalla struttura sillabica 5-7-5. Sono cioè testi di tre-versi-tre in cui si cerca di catturare l’ineffabile bellezza del mondo, quasi fotograficamente. L’haiku ferma l’istante, lo raggela in una posa nitida quanto evocativa ed estremamente personale. È l’occhio di chi guarda a vedere, e scusate il gioco di parole.
Gli haiku di Geroldi seguono la composizione formale, ma non quella contenutistica. Appaiono più liberi: attraverso le immagini e i pensieri che vengono fermati in ognuno, si attua cioè una rivisitazione di questo tipo di composizione poetica. Le suggestioni restano comunque dentro la descrizione di avvenimenti minimi; il dato temporale è ben presente senza essere assillante; il richiamo alle stagioni, seminato nel titolo, fiorisce nei testi con discrezione, suggerito da foglie gialle, da funghi nel prato, da un albero spoglio disegnato in bianco e nero, dalla poltrona tappezzata di fiori che durante l’inverno diventa un giardino primaverile, dal ruggito del tagliaerba ecc.
Tutto in realtà è come deve essere, con qualche giusta libertà dal canone. Inoltre il libro lavora accortamente attorno a una semplicità che, nella tradizione giapponese, è solo apparente, e che qui risulta necessaria per arrivare in modo morbido al cuore e alla immaginazione del pubblico di riferimento, indicato dai sei anni in su.
In Haiku però, la vera meraviglia si compie nell’incontro fra il lavoro poetico di Silvia Geroldi e le illustrazioni di Serena Viola. Dentro le tavole dell’artista si sommano fra loro macchie, scarabocchi, intuizioni coloristiche e figure, che esplodono in tutta la loro forza cinetica anche quando la situazione è di per sé statica. È una meraviglia per gli occhi, una felicità per il cuore che esalta la necessaria sintesi dei testi, accompagnandoli non tanto in qualità di commento, ma come altra voce. Magia che non sempre accade, il libro diventa così un gioiello, un piccolo capolavoro. Imperdibile.
Imperdibile è anche Storie che finiscono male (Einaudi Ragazzi, pp. 120), dalla felicissima penna di Donatella Bisutti, perfettamente accompagnata in questa impresa dalle illustrazioni di Eleonora Marton. Da sottolineare come sia la Marton che la Viola applichino alle illustrazioni una “elementarizzazione” del segno, capace di mettersi in immediata sintonia con il lettore. In questo caso specifico, forse le immagini risultano un po’ troppo sintetiche rispetto all’età cui ci si vuole riferire, ovvero dai sette anni. Ciò non toglie che la loro presenza, su pagina singola o doppia, sia di notevole impatto anche a livello emotivo. Impossibile avere un altro parere ammirando, per esempio, le tavole per le disavventure di Gino il babbuino, di Beppe il leprotto o de Il lombrico Cesarino.
Come si può intuire da questi titoli, il libro raccoglie venticinque poesie, vere e proprie ballate (no, non sono assolutamente filastrocche) al cui centro agiscono soprattutto animali, più qualche ortaggio e qualche fiore.
A colpire però è che, come da titolo, le storie finiscano male se non malissimo per i protagonisti.
Donatella Bisutti sdogana la morte come parola e di fatto, cioè uno degli elementi apparentemente tabù della letteratura infantile. Non crea metafore attorno al tema, lo mette al centro e lo “dice”. In più, se la morale sottesa ai testi è di necessità educativa (quindi “moralisteggiante”), il contenuto prende coloriture dannatamente orrorifiche. Ma di cosa parlavano le fiabe, quelle con cui molti di noi sono cresciuti? Di bambini che combinavano disastri o che venivano coinvolti in tragedie di enormi proporzioni. Nel libro – capace di tagliare il cordone ombelicale di un buonismo diffuso (quello sì veramente moralista), impossibilitato a indicare dove il pericolo può annidarsi, e di indicare una via per un giusto politically uncorrect – “animali, fiori e verdure si comportano come bambini” capricciosi. Sono perciò causa del proprio dolore. Così facendo metaforizzano quanto avviene nella realtà. I testi potrebbero essere illuminanti per molti educatori. Sconsigliato invece ai genitori apprensivi.
QUI LA SECONDA PARTE DELL’APPROFONDIMENTO DEDICATO ALLA POESIA ILLUSTRATA.