IN BREVE Chi: Manuele Fior Cosa: presentazione “L’intervista” (Coconino) Dove: Aula Magna dell’Accademia delle Belle Arti, via Belle Arti 54 Quando: 6 novembre 2013 Costo: gratuito
Il titolo dell’ultima graphic novel di Manuele Fior sembra voler richiamare una pellicola di Federico Fellini. Si intitola infatti L’intervista, ma con Federico Fellini non ha molto a che vedere. Leggendola invece, ci si rende conto di come abbia molto a che fare, per descrizione di paesaggi, architetture, rapporti umani, sobrietà con un altro regista emiliano-romagnolo, quel Michelangelo Antonioni capace negli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento di costruire un monumento all’incomunicabilità nei rapporti umani e sentimentali. Ne L’intervista saltano immediatamente all’occhio un paio di cose. Prima di tutto che sia un romanzo grafico sui sentimenti e sulle relazioni fra esseri umani, sulla loro difficoltà di radicarsi e di sopravvivere; in secondo luogo, cosa non meno importante, Fior li inserisce all’interno di un’opera di fantascienza, per quanto sui generis.
Diventa congruo allora il titolo Disegnare il futuro, scelto per la presentazione de L’intervista a Bologna, mercoledì 6 novembre alle ore 17 presso l’Aula magna dell’Accademia delle Belle Arti. Manuele Fior sarà introdotto e incalzato da Enrico Fornaroli, docente di Pedagogia e didattica dell’Arte e coordinatore del corso di Fumetto e illustrazione.
Pubblicato in Italia al pari dei precedenti lavori di questo autore, nato a Cesena nel 1975 ma residente a Parigi, L’intervista (pp. 175, € 17,50) si può leggere come elemento di continuità e come una sorta di ritorno alle origini, sia per quanto riguarda il bianco e nero di cui è impregnato, sia per l’approccio a una società futura, tratteggiata come temporalmente non molto lontana dall’attuale. Questo perché, a sfogliare i primi lavori di Fior, si nota proprio l’assenza del colore, mentre trova già spazio l’attrazione verso forme del racconto che peschino obliquamente nei generi narrativi, quali appunto la fantascienza e il sentimentale.
Il colore arriva successivamente e appare in tutta la sua compostezza ne La signorina Else, adattamento da Arthur Schnitzler, per poi esplodere nella magnificenza compositiva delle tavole di Cinquemila km al secondo dove, sul finale, fanno la loro comparsa le auto teleguidate, con sussurrato accenno a una società di là da venire. Ne L’intervista però il colore sarebbe stato di troppo. Non avrebbe avuto la forza di raccontare una Italia del 2048, terremotata da accadimenti che hanno lasciato un segno profondo, provocato una spaccatura nel tessuto sociale e in quello emotivo della popolazione.
La crepa, lo strappo. È questo il tema de L’intervista. Tema che si stacca nitidamente dallo scenario fatto di auto teleguidate; di misteriosi triangoli luminosi che appaiono per i cieli di Udine, loro sì veri oggetti volanti non identificati (forme ideate appositamente da Anne-Lise Vernejoul); di centri storici difesi come fossero gli ultimi baluardi di una memoria sbiadita di per se stessa; di una generazione che prova ad farsi sentire proponendo un’idea di società diametralmente opposta a quella precedente almeno nella sfera sessuale, per questo prende nome di “nuova convenzione”.
Le storie di e il sotteso confronto generazionale fra lo psicologo cinquantenne Raniero e Dora, la sua giovane paziente (figure chissà quanto riprese dal rapporto analitico Freud-Ida “Dora” Bauer), ne sono l’emblema. La china, la grafite, il carboncino che Fior usa per costruire le tavole, costellate da sequenze completamente mute, acuiscono lo spazio interiore in cui i due si muovono e che dovrebbero attraversare per entrare in relazione, per far sì che due generazioni condividano pur con difficoltà parti del loro vissuto esperienziale ed emotivo.
{AG}L’Intervista—Fior{/AG}
06 novembre 2013