Se cercate una definizione di “indie” non avrete una risposta chiara, né ne avrete una sola. “Indie” sta per independent: sono indie le etichette, sono indie le band, sono indie pure i generi musicali. O meglio, ci sarebbe un presunto genere indie. Nulla di più contrario allo spirito che anima chi vorrebbe essere indipendente, negli stili commerciali come in quelli artistici.
Eppure la parola è quanto di più calzante si possa applicare ai Clap Your Hands Say Yeah: si tratta del prototipo di gruppo indipendente. Il primo disco (omonimo) della formazione statunitense, del 2005, era autoprodotto ed è inizialmente girato esclusivamente grazie ai fan che spontaneamente ne diffondevano il nome e la musica. Ci vogliono delle qualità non da poco per ottenere un risultato del genere e i CYHSY ne hanno una discreta quantità. Le melodie di un rock lievemente dissonante, certamente grazie al particolarissimo cantato di Alec Ounsworth, sono il marchio di fabbrica di una musica che fa ricerca e non disdegna l’orecchiabilità diretta e tutto sommato semplice.
Per anni i CYHSY hanno girato come forsennati per promuovere il primo disco e il successivo Some Loud Thunder, uscito nel 2007. Da qualche mese, dopo anni di lontananza dagli studi di registrazione, sono tornati con la loro ultima fatica Hysterical. Questo lavoro probabilmente non è originale come i due precedenti – il tono generale è lievemente più incravattato e ortodosso – ma mantiene intatte le note svagate e gran parte della godibilità che caratterizzavano quei dischi.

La loro unica data italiana sarà proprio a Bologna, al Covo, il 18 febbraio. Eccovi un assaggio della musica dei Clap Your Hands Say Yeah.