Cosa: “Giulietta e Federico”, libro illustrato di Federica Iacobelli e Puck Koper Chi: intervista a Federica Iacobelli Editore: Camelozampa
Chissà se Federico Fellini si sarebbe mai aspettato festeggiamenti così strani per il suo centenario. L’atmosfera, lo sappiamo tutti, è stata surreale, cupa, strana, e lo è tutt’ora almeno in parte. Il 2020 sarebbe stato l’anno in cui si commemorano i cento anni dalla nascita del grande regista romagnolo. Ecco, sarebbe stato. Invece… i festeggiamenti sono passati in sordina. Una sorte toccata anche ai volumi pubblicati per l’occasione. Pubblicazioni a volte notevoli, che cercavano di raccontare il percorso artistico di Fellini, il suo fare cinema. Libri dedicati ai grandi lettori, come pure ai più piccoli. Quest’ultimo è il posizionamento di Giulietta e Federico, albo illustrato a firma Federica Iacobelli e Puck Koper, pubblicato per i tipi di Camelozampa.
Federica Iacobelli, autrice romana ma bolognese di adozione, scrive una storia in bilico fra l’onirico e il surreale, dotata di una leggerezza che tanto si rifà alla poetica visiva del primo Fellini, ben sostenuto dalle tavole dell’olandese Puck Koper.
Indirizzato ai ragazzini dai sette anni in su, l’illustrato sdoppia nelle sue pagine la presenza dei personaggi. Cico e Pallina, creati da Fellini per “Terziglio”, programma radiofonico dell’EIAR, entrano nella storia prendendo le distanze da Giulietta e Federico, attestando quindi la loro autonomia. E non solo questo spicca nella storia. Già dal titolo si nota il desiderio di “ricostruire” la coppia artistica Fellini-Masina a partire dall’elemento femminile, dandogli un valore almeno parificato. In più Iacobelli muove nel costruire il racconto da un elemento che fa parte dell’infanzia artistica di Fellini, da Cico e Pallina, i due personaggi creati dal regista negli anni Quaranta del Novecento.
«L’idea del libro nasce proprio dalle avventure di Cico e Pallina, da queste radioscene che Fellini ha scritto inizialmente fra il ’41 e il ’43» conferma Federica Iacobelli.
Perché hai deciso di partire proprio da lì?
«Perché fu proprio negli studi dell’EIAR e per quella occasione che Fellini e Masina si incontrarono per la prima volta, innamorandosi subito e sposandosi dopo neanche un anno. Giulietta dava la voce a Pallina, la fidanzatina di questa coppia di personaggi nata dal “vignettista” Fellini e poi traslata nel lavoro di Fellini sceneggiatore. Sono due fidanzatini ingenui, che proprio per questa loro ingenuità vivevano più delle disavventure che delle avventure.»
Anche loro si sposano, a un certo punto…
«Sì, diventano marito e moglie nel corso delle radioscene prodotte per EIAR.»
Quindi…
«Il testo per questo illustrato è nato da lì. Da lì è nata l’idea di raccontare la storia d’amore fra Giulietta e Federico ai bambini. Anche per i tratti diciamo “infantili” dei due personaggi. Sempre da lì è nata la volontà di raccontare ai bambini una lunga storia d’amore e di lavoro vissuta insieme, una storia adulta. Questo perché il rapporto fra Masina e Fellini è fatto anche di allontanamenti, di tradimenti, di “aperture” per quanto riguarda la coppia.»
La tua è però una narrazione fortemente poetica, cioè racconti il mondo interiore di Fellini e della Masina attraverso un lettore bambino.
«Questa strada è stata scelta in parte perché il libro era una commessa dell’editore. Ha chiesto esplicitamente che il racconto non fosse un racconto biografico, che l’illustrato non fosse una biografia per bambini come se ne fanno e come è possibile fare. Voleva che esistesse un racconto leggibile anche da chi non conosceva i due personaggi e non vi cercasse elementi legati strettamente alla realtà della loro vita. È per questo che faccio raccontare la storia a Cico e Pallina. I due perciò sono i miei personaggi che raccontano Federico e Giulietta come fossero dei loro personaggi onirici, appartenenti a un loro sogno. Questo sogno è però una storia d’amore, un viaggio volendo molto semplice, narrativamente parlando. In pratica è un viaggio in automobile, attraverso un paesaggio che è immaginato ripercorrendo soprattutto l’opera di Fellini, in particolare i film che la coppia ha fatto insieme.»
In Giulietta e Federico hai richiamato tratti della poetica felliniana come si può rintracciare nei suoi primi film, da Lo sceicco bianco a La strada fino a Giulietta degli spiriti.
«La storia è tutta costruita a partire dall’opera di Federico, dalle interpretazioni di Giulietta, dai testi scritti da Federico e dai suoi disegni. Sia per quanto riguarda la parte del testo sia per quanto riguarda le immagini, che raccontano insieme alle parole e sono importanti quanto le parole.»
L’abitudine di molte case editrici è di lavorare su, diciamo, un “pacchetto completo”: autore dei testi e autore delle illustrazioni propongono all’editore il progetto. In questo caso, ti è stata assegnata Koper e successivamente hai lavorato al mondo onirico del libro per sincronizzarlo con quello dell’illustratrice?
«Non conoscevo Puck Koper. Lei mi è stata assegnata perché l’editore l’ha scelta per il suo lavoro precedente e per un certo tratto felliniano che sempre l’editore aveva riconosciuto nel suo lavoro. Un tratto circense, anche. Puck è giovanissima, non ha miriadi di pubblicazioni, ma è già pluripremiata. Uno dei premi lo ha ricevuto al Bologna Childrens Book Fair 2020 per Where is your sister?, il suo primo libro come autrice completa. Quindi non la conoscevo. Lei ha avuto il testo e delle note di sceneggiatura in cui segnalavo tutti i riferimenti ai film inseriti nelle singole avventure di Cico e Pallina. Puck ha poi lavorato autonomamente. Ha visionato tutti i film di Fellini e letto quanto più poteva sui due artisti. Da qui ha creato uno storyboard, su cui ci siamo confrontate insieme all’editore. Koper ha scelto subito – e lo ha detto anche in una intervista – i colori delle illustrazioni, che sono ispirati ai film di Fellini. In particolare a Giulietta degli spiriti, la prima pellicola a colori del regista. Ma questa è l’interpretazione che do io.
Devo dire che sono stata contenta da subito di come Puck aveva interpretato il testo e di come aveva raccontato, a sua volta, questa storia d’amore. Lo ha fatto in un modo molto essenziale perché nelle tavole ci sono quasi sempre e solo Federico e Giulietta. Tavole che non sono mai molto cariche di particolari.»
Le tavole “di massa” sono poche in effetti.
«Sono quelle dedicate a raccontare gli incontri dei due protagonisti durante il viaggio.»
Ti faccio una domanda “pericolosa”. Sei una appassionata del cinema di Fellini o lo sei diventata attraverso la scrittura di questo libro?
«Sono stata sempre molto curiosa del lavoro di Fellini e ho una esperienza come spettatrice di Giulietta degli spiriti, da piccola, con un amore per questo film senza averlo compreso, in realtà.»
Un film difficile…
«Perché è un film che una bambina non poteva comprendere. Forse nemmeno uno spettatore adulto. Perché ancora oggi, a vederlo, possiamo dire che trasmette un messaggio particolare, molto forte. Poi, per lungo tempo, ho abbandonato Fellini. Le mie visioni cinematografiche sono andate in altre direzioni, diciamo. Ma l’ho rivisto e ripreso da grande, dai miei venticinque anni in poi. Come per tutti i registi, alcune sue opere le amo molto, altre meno, però quello che ho fatto prima di scrivere questo libro è di essere andata a leggermi biografie, testimonianze… Ma se ti devo dire cosa veramente mi piace leggere, sono quanto dicono gli stessi artisti attorno al proprio lavoro. Per dire, il libro di Fellini, Fare un film, è meraviglioso. Il ritratto che vi fa di Totò, per fare un esempio, è una delle cose più belle che io abbia mai letto. Fellini era anche un grande scrittore.»
Forse, fra i due, è la Masina che ha meno scritto e su cui hanno meno scritto.
«Fra i due è certamente la meno conosciuta e la meno “scrivente”. C’è Il diario degli altri, dove raccoglie alcune lettere dei radioascoltatori a cui lei aveva risposto durante una trasmissione radiofonica della Rai, Lettere aperte a Giulietta Masina, e poco altro. Sì, su di lei ci sono soprattutto molte testimonianze di altri.»
In Giulietta e Federico non citi Il Casanova, la pellicola…
«È vero, l’ho lasciato un po’ fuori dal mio viaggio.»
Perché è un film troppo “mortuario”, non adatto a essere raccontato ai bambini?
«Direi che questo aspetto riguarda un po’ tutta la parte finale della filmografia di Fellini. Quindi riguarderebbe anche Ginger e Fred, che però cito. Ma Ginger è un personaggio di Giulietta ed esiste nel suo ballare. Oltretutto nel film Federico e Giulietta fanno altro, non sono regista e attrice.»
Hai una attività come narratrice per adulti e una attività come narratrice per ragazzi. Come concili le tue due anime in questo libro. Qual è il tratto di unione che possiamo rintracciare?
«Per me sono due anime sempre conciliate. O diciamo che tenderei a conciliarle sempre. Poi a volte, forse non vi riesco. Però anche quando scrivo per bambini resta viva in me la parte di scrittrice che scrive per tutti.»