IN BREVE Cosa: Biografilm Festival DOVE: Bologna QUANDO: 7-17 giugno 2019 COSTO E INFO: biografilm.it
Ricca, molto ricca, ancora una volta. Sono 109 i film che verranno proiettati in dieci sale cinematografiche cittadine nei diciotto giorni del Biografilm festival – International celebration of lives, che dal 7 al 17 giugno muoverà cinefili e appassionati da tutto il mondo verso Bologna. Undici giorni di cui, per precisione documentaria, i primi sette rappresentano il centro caldo del Festival, mentre i restanti vengono dedicati completamente alle repliche.
Una edizione nuovamente monstre, se si pensa che lo scorso anno il direttore artistico del Festival, Andrea Romeo, era riuscito, come promesso, a contenere il tutto a novantatré titoli.
Alla sua penultima edizione, poi lo scettro di direttore passerà a Leena Pasanen, non ha remore. «Colpa mia» ammette. «Abbiamo visto, credo, oltre settecento film per arrivare a presentarne questo centinaio. Sotto non si poteva andare». Ma non diremmo sia una “colpa” l’innamorarsi, l’appassionarsi ai film (e sono sempre di più) che raccontano “le vite degli altri”, come documentari o come pura fiction o come loro ibridizzazione.
È invece sacrosanto quello che Romeo fa presente. «Quest’anno più delle passate edizioni Biografilm vuol dire scegliere i propri percorsi. Non si potrà vedere tutto. A qualcosa bisognerà rinunciare, però credo che sia anche questa la funzione di un festival: creare non un solo pubblico, ma vari e diversi.»
Sul fatto che non si possa veder tutto, nemmeno per chi fosse un incallito cinefilo, eravamo già pronti. Qui si può trovare il programma completo di Biografilm Festival 2019.
Per quanto riguarda i pubblici del festival, già dall’immagine-logo scelta per questa quindicesima edizione, il Festival ha un tema che li potrebbe unire o almeno mixarli.«Il tema del 2019 è l’amore al tempo dei social» stigmatizza Romeo. «Decisamente un tema che innerva molti film presenti nelle giornate di proiezione».
Basti pensare al surrealismo in sala nuovo millennio di Yves, del francese Benoît Forgeard la cui prima proiezione è fissata per venerdì 7 alle 22 al cinema Lumière, Sala Mastroianni. O anche all’altro film, sempre francese, firmato da Safy Nebbou con una prova attoriale magnifica di Juliette Binoche, Celle que vous croyez (Il mio profilo migliore) proposto nella sezione Biografilm Europa, oltre che “pellicola” inaugurale del festival, giovedì 6 alle 19.45 presso l’Unipol Auditorium. Un piccolo dispiacere: la Binoche, sarà presente solo sul video. Peccato e pazienza, ce ne faremo una ragione.
Insomma, per dirla con Romeo, «sembra proprio che il nostro modo di incontrarci e di amare, di avere relazioni anche sessuali, passi attraverso gli strumenti digitali e stia cambiando la nostra quotidianità e il nostro modo di interagire con gli altri. Questo è quello che è emerso dalla selezione di film per quest’anno».
Al di là del tema cardine, a sfogliare il programma, si può solo dire che questo Biografilm è veramente ricco e composito nell’offerta come nella quantità di ospiti presenti. «Grandi ospiti» precisa Romeo. «Come Fabrice Luchini che sarà con noi per l’anteprima del film di Rémi Bezançon, Le Mystère Henri Pick (Chi l’ha scritto? Il mistero Henri Pick) (15 giugno, ore 21, Arlecchino).
Un film atteso con la curiosità dovuta a chi in patria ha avuto un successo clamoroso, andando oltre un milione di spettatori. Luchini sarà uno degli artisti insigniti del Celebration Life Award.
Altro ospite, Christo. L’artista di fama internazionale, già insignito con il CLA nel 2016, quando realizzò The floating piers, la sua installazione sul lago di Iseo visitata da tre milioni di visitatori, sarà nuovamente al Biografilm. L’occasione è data dal documentario di Andrey M. Paounov, Christo – Walking on water (16 giugno, ore 19, Arlecchino). «Un’occcasione per parlare con Christo del film» dice Romeo. Ma anche occasione per parlare dell’artista e della sua filosofia attraverso il regista, «uno dei documentaristi che ha seguito tutto il farsi del suo lavoro artistico».
Ancora. Da segnalare Carla Fracci, la suprema etoile della danza classica, presente sia sullo schermo, con il film di Francesco D’Ascenzo, Qualcosa rimane (9 giugno, ore 20, Galliera), che in presenza. Una chicca, veramente una chicca. Come lo è la presenza in assenza, o quasi, per un collettivo molto importante per Bologna e non solo. Lo scandaglia Dario Tepedino nel suo Luther Blissett – Informati, Credi, Crepa (10 giugno, 21.30, Orione). Attivo sulla metà degli anni Novanta Luther Blissett sono una manciata di artisti “a nome collettivo”. Un nome inteso come spazio di sperimentazione, come luogo di manipolazione delle notizie e delle verità fittizie che le agitano, così da smascherarne l’ipocrisia. Luther Blissett è oggi, in parte, il collettivo di scrittori conosciuti come Wu Ming, che festeggiano (altrove) i venti anni del loro caposaldo editoriale Q.
Anche gli appassionati di sport avranno i loro spazi, e belli grossi. L’anteprima di Diego Maradona, in primo luogo. Al discusso, ma non discutibile, maestro del Calcio, Asif Kapadia dedica quello che Romeo definisce “un film immenso” (8 giugno, ore 21.30 Arlecchino). Se il regista del meraviglioso Amy, sulla vita di Amy Winehouse, compie un nuovo miracolo cinematografico, lo sarà sicuramente.
Arrivato direttamente dal Festival di Cannes, il documentario si concentra sulla fama di “el Diez”. Una fama che si mangia l’immagine dell’uomo fino a farlo diventare una icona, al di là del suo essere uno dei personaggi più discussi e controversi del nostro tempo.
Al Festival sarà presente anche la responsabile del footage italiano del film, segnala Romeo. Una figura di cui tenere conto, visto che a essa è toccato il lavoro di andare in giro per le varie emittenti televisive campane a reperire immagini e dichiarazioni di e su Maradona. «Potete immaginare quanto sia ricco e colorito il documentario» chiosa il direttore del Festival.
Foriero di sorprese What’s my name: Muhammad Ali, di Antoine Fuqua (9 giugno, ore 21, Cinema Jolly). È un documentario HBO incentrato su uno dei più grandi campioni della storia dello sport, presto proiettato su Sky. Le sorprese derivano dal regista, che molti conoscono per i suoi film drammatici e di azione, ma che ha già scandagliato il mondo del pugilato con Southpaw, nel 2015. Secondo Romeo «È un film epocale, memorabile». Di certo muove a molta curiosità, anche solo per poter ascoltare le gesta di Alì dalla sua voce, recuperata da materiale d’archivio mai visto prima, che farà da narratore a queste quasi tre ore di film.
Sempre di sport e nuovamente di calcio si parla in Maurizio. Il Sarrismo: una meravigliosa anomalia (sabato 8, ore 16, Arlecchino), opera prima di Francesco Inglese.
«Io non conoscevo Maurizio Sarri prima di questo film» confessa Romeo, «ma apprezzo Anastasio». Per chi fosse sprovvisto di coordinate, Sarri è l’allenatore che meglio ha saputo fare nelle ultime stagioni per il Napoli, mentre Anastasio, già conosciuto come Nasta, è uno fra i rapper più interessanti delle ultime generazioni, con una folta schiera di ammiratori dopo X Factor 12. Cosa ci “azzeccano” i due? Beh, il primo è un personaggio geniale e controverso, che ha sempre fatto valere le sue idee di gioco. In sintesi: l’unica cosa che conta è la strategia, non il traguardo che si può raggiungere. Un pensiero che si è trasformato in una filosofia: il “sarrismo”, appunto. Anastasio, da parte sua, ha scritto varie canzoni. Una si intitola Come Maurizio Sarri. Guarda il caso, questo giovane musicista chiude, voce e strumenti, l’esordio cinematografico di Francesco Inglese e sarà presente durante il Festival. Sarri, no. Sarri ha altro per la testa: allenare il Chelsea lo impegna, pensa solo a quello.
Il film è da valutare, ma già campeggia fra le mostrine del Biografilm per un motivo altro. «Inglese è stato per anni il nostro fotografo» svela Romeo, «si è nutrito di buoni documentari e adesso ne ha realizzato uno altrettanto buono che vien presentato nella sezione Storie italiane».
Tornando alla Francia. La XV edizione festivaliera ospita molti film provenienti da oltralpe. Il motivo è da individuare nel ritorno in termini di visibilità che il cinema francese sta ricevendo dopo anni e anni di investimento su autori, attori e registi. «Ha soggetti e sceneggiature che gli stanno dando una grande spinta in tutto il mondo» dice il direttore del festival.
Da qui l’idea di creare una sorta di omaggio ai nostri cugini, nata durante il festival di Berlino e grazie alla collaborazione di Unifrance. Che sarà presente durante i giorni festivalieri nella figura del presidente Serge Toubiana, anche redattore dei Cahiers du cinéma.
In questo omaggio di circa una decina di titoli, ritroviamo Luchini come interprete in Alice et le maire, di Nicolas Pariser, dramma molto francese per toni e risoluzioni, proposto nella sezione biografilm europa (14 giugno, ore 18.30, Arlecchino).
Da segnalare la presenza del maestro Werner Herzog, che dialoga con Mikhail Gorbachev nel film-intervista Meeting Gorbachev, firmato a quattro mani con André Singer (8 giugno, ore 21.45, Orione). Un match di alto livello fra due meravigliose teste pensanti, e anche una intervista da cui emerge la non trascurabile statura geopolitica dell’ex statista russo. Non è una assurdità definirlo come un film dal grande respiro.
E la prova sarà il poterlo ammirare sul grande schermo di piazza Maggiore il 13 giugno. «Credo sia un evento molto importante e memorabile» dice Romeo, forse anche perché segna l’anello di congiunzione fra Biografilm e Fondazione Cineteca.
Mario Sesti con Cinecittà – I mestieri del cinema. Bernando Bertolucci: No end travelling, presentato a Cannes 2019 (8 giugno, ore 19.15, Lumière) ci regala invece l’ultima intervista rilasciata da questo nostro grande autore. Potremmo definirla un “guardare indietro con tenerezza”, ma anche una dichiarazione d’amore per il cinema.
Potente la figura “da passionaria” di Letizia Battaglia offerta da Kim Longinotto nel suo Shooting the Mafia (8 giugno, ore 21, Jolly). Fotografa e attivista politica nella Palermo a cavallo fra i Settanta e i Novanta, Battaglia viene scolpita nel film attraverso la saldatura di momenti di archivio e interviste. Ne vien fuori il ritratto di una donna che Romeo stigmatizza come «un genio della fotografia, una grande concittadina, una grande intellettuale e artista», capace di mettere in continuità il suo privato e il suo pubblico. L’opera di Longinotto proviene dal Sundance Film festival, altro luogo molto amato dagli ideatori del Biografilm. Anche la Battaglia sarà presente nei giorni del festival per presentare il film e per ricevere il CLA.
Ci sarebbe da dire molto altro. Tipo la presenza assicurata, ma mordi e fuggi, di Ligabue all’interno della retrospettiva dedicata alla Fandango di Domenico Procacci. Due figure legate fra loro. Il secondo è colui che ha immaginato questo musicista come capace di alalrgare la sua sfera creativa al racconto per immagini. I due, per la presentazione di Radiofreccia (domenica 9, ore 17, Galliera) parleranno proprio di questa avventura. Poi in serata ci sarà la consegna del CLA a Procacci seguito da una proiezione segreta.
Altro omaggio molto gradito con una manciata di film, quello a Participant media. La società di produzione americana quest’anno ha portato agli Oscar due suoi titoli in un colpo solo: Roma e Green book. «È anche una società che ha prodotto molti documentari importanti» tende a precisare Romeo. Cosa importante sarà la presenza del presidente della società, Diane Weir, per il BioToBe, il momento di proposta dei progetti da parte di cineasti italiani.
E poi, come non segnalare La voce Stratos, un’ora e mezza abbondante che Monica Affatato e Luciano D’Onofrio dedicano alla parabola artistica, di Demetrio Stratos e alla sua sperimentazione sulla voce (14 giugno, 15.15, Biografilm Park). Quando si dice emozionante e istruttivo.
Bene, basta così. Tutto il resto, il tantissimo di questa edizione del Biografilm, bisogna scoprirsela da soli o in compagnia. E sarà di per sé una esperienza perché districarsi in oltre cento titoli proposti non può essere definito diversamente.
Sì, ma quante sono le proposte documentaristiche e quante quelle che rientrano nella categoria di fiction?
Romeo è pronto nella ribattuta. «Farebbe già incazzare Herzog, questa domanda».
O bella, e perché mai? «Sempre di più i documentari hanno una violazione del proprio statuto, inserendo elementi di finzione. E sempre più i film cosiddetti di finzione, usano brandelli di immagini prese da documentari». Ecco la risposta.
Buone visioni a tutti.