Fine anno: tempo di bilanci, ma non solo. Abbiamo intervistato un fiore all’occhiello della musica e dell’innovazione culturale bolognese, l’Orchestra Senzaspine, per scoprire assieme a loro i progetti che li vedono protagonisti in chiusura di 2018 e nel futuro. Ecco a voi le risposte dei Direttori D’Orchestra Matteo Parmeggiani e Tommaso Ussardi, rispettivamente Vicepresidente e Presidente dell’Associazione Senzaspine. Per vederli in scena al Teatro Duse potete trovarli il 27 e il 28 dicembre alle ore 20,30; il 29 dicembre invece è possibile andare ad ascoltarli a partire dalle 21,00 al Teatro Nuovo di Ferrara.
>> Intervista a Matteo Parmeggiani
Sono ormai pochissimi a Bologna quelli che non conoscono la vostra storia. Se dovessi scegliere tre parole per raccontarvi quali useresti?
La prima immagine che mi viene in mente, paradossalmente, è ‘rock band’, riferita al nostro essere musicisti con una formazione classica ma con un approccio rock. La seconda parola è ‘imprenditoria’, poiché il nostro lavoro di operatori culturali è finalizzato a far sì che la musica classica sia sostenibile grazie anche all’indotto che genera. L’ultima parola è ‘utilità’. Vogliamo che la musica classica sia considerata un bene utile, un bene comune, qualcosa che può essere toccata da tutti senza paura di farsi male o di non essere adeguati, in questo senso la nostra musica è ‘senza spine’. Vogliamo che la musica classica venga percepita come utile al miglioramento della società in cui viviamo.
Anche quest’anno sarete protagonisti al Duse dello spettacolo ‘Bollicine’, in scena il 27 e 28 dicembre al Teatro Duse di Bologna. Cosa possiamo svelare agli spettatori? Cosa avete preparato?
Stiamo preparando uno spettacolo che sarà un mix di tradizione e colpi di scena, che farà vivere al pubblico la bellezza e l’eleganza del tradizionale concerto di fine anno, con l’inserimento di musiche divertenti e coinvolgenti che sorprenderanno gli spettatori. L’appuntamento tra Natale e Capodanno al Duse, dove si svolge la nostra quinta stagione, è diventato ormai un must per chi vuole festeggiare la fine dell’anno con noi, in allegria e con della buona musica, per poi brindare al nuovo anno insieme a tutti i musicisti in teatro.
Raccontaci un po’ l’atmosfera che si vive nella vostra orchestra. Quante persone suonano con voi e come riuscite a fare gruppo?
I musicisti che nell’arco di un anno suonano nell’Orchestra Senzaspine sono quasi 500, tutti giovani musicisti diplomati, che sono selezionati nel corso di periodiche audizioni alle quali prestiamo la massima attenzione. Sono ragazzi che provengono da tutta Italia, ma anche da altre parti del mondo e che si ritrovano nella Senzaspine come in una grande famiglia artistica. Il bello della Senzaspine è che, anche se molti musicisti suonano in altre orchestre, quando lavorano con noi sanno che devono avere un approccio Senzaspine, che in realtà non si può spiegare a voce. Si tratta di qualcosa che viviamo insieme durante le prove e che anche il pubblico può percepire chiaramente, sia durante i concerti, sia nel corso delle prove al Mercato Sonato che, ricordo, sono aperte al pubblico. Inoltre, durante le prove organizziamo pranzi collettivi e diamo piccoli rimborsi simbolici ai musicisti di Bologna che ospitano i musicisti che vengono da fuori, in questo modo si crea un gruppo unito, compatto ed entusiasta di suonare insieme.
>> Intervista A Tommaso Ussardi
A giudicare dai sold-out si può dire che la vostra sia una storia di successo. Ti aspettavi questo riconoscimento del pubblico?
Indubbiamente, dopo cinque anni guardarsi indietro crea una certa vertigine. Avevamo intuito che il momento era favorevole per investire in un progetto culturale che avesse l’obiettivo di dare nuovo slancio alla cultura musicale classica, ma di certo non ci aspettavamo che in così pochi anni avremmo potuto raggiungere un tale riconoscimento da parte del pubblico, della città e delle principali istituzioni culturali nazionali.
Quanto hanno contribuito il Mercato Sonato e le vostre formule innovative a farvi conoscere, secondo te?
Forse il nostro successo è dovuto al nostro essere innovativi con strumenti classici: un vero e proprio ossimoro, e forse la nostra forza sta proprio nell’aver affiancato parole e azioni in contraddizione tra loro, un progetto basato su valori e ideali un po’ fuori moda, ma che si esprime con azioni molto contemporanee come flash-mob, concerti spettacolo, rigenerazione urbana, un’orchestra resiliente.
Il Mercato Sonato è il focus del racconto poiché esprime la nostra semplice identità e tutte le sfumature di questo luogo unico: ovvero una casa per una comunità di artisti che vogliono rendersi utili e riconoscersi nel mondo che li circonda, un luogo vivo che si trasforma senza sosta passando da spazio di formazione, a centro di produzione e diffusione fino ad essere un vero e proprio circolo ricreativo. Forse è proprio questa semplicità che stupisce.
Che momento sta vivendo lo spettacolo e la musica in città? Bologna può essere veramente considerata la città della musica in Italia?
La città sta vivendo un periodo molto fertile per quanto riguarda la produzione e l’offerta musicale. Le nuove generazioni mi sembrano sempre più curiose e attive, le istituzioni stanno cercando di rinnovarsi nel linguaggio ed essere all’altezza del cambiamento che il mondo della comunicazione ha avuto negli ultimi anni. Noi siamo nel mezzo di questo fermento e siamo felici di rappresentare Bologna quanto veniamo chiamati fuori città, in Italia o all’estero per raccontare quello che facciamo. Noi come molti artisti e produttori che operano nel mondo dello spettacolo dal vivo, siamo in continua ricerca. Nell’era degli smartphone rischiamo di essere tutti schiacciati dalla fruizione vorace e istantanea dell’arte digitale, e sta a noi affrontare questa sfida. Crediamo, infatti, che niente emoziona e ti cambia come lo spettacolo dal vivo, sta a noi dimostrarlo.
Bologna è e deve essere la città della musica, da quella antica alla contemporanea, perché è da almeno sette secoli che si trova al centro del panorama musicale europeo. A Bologna sono nati, cresciuti e passati importantissimi artisti, la città deve essere in grado di ricordare e raccontare la sua storia, ma anche di rinnovarsi sempre.