IN BREVE Cosa: Ready Player One, recensione Quando: in sala dal 28 marzo 2018 Regia: Steven Spielberg Interpreti: Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelsohn, T.J. Miller, Simon Pegg, Mark Rylance
Come un novello Edoardo Bennato – che cantava “e invece a me mi piace due per volta”, mentre nel 1980 pubblicava due dischi a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro -, Steven Spielberg, con poco intervallo in più, ha tirato fuori due film molto ravvicinati, The Post e Ready Player One. Se il primo è un film con una dignità, almeno per la forza del personaggio di Meryl Streep, quello prescindibile è il secondo.
Un appunto che andrebbe fatto alla contemporanea industria cinematografica – che certamente non attende altro che farsi appuntare le cose – riguarda l’abuso della grafica per sostituire gli attori. Per quanto inetti talvolta gli attori possano essere, attualmente la resa del volto di un personaggio ricreato al computer non è comparabile con quella di un essere in carne e ossa, per quanto inespressivo e “gnoccolone” possa risultare. La sensazione è che invece l’inseguimento dell’ultima tecnica a disposizione faccia dimenticare questo semplice fatto. Sulla stessa linea del protagonista digitale di Ready Player One, sempre percepito come estraneo al quadro, si attende la facciona nulla del cattivo di Avengers – Infinity War, all’anagrafe spaziale Thanos.
Il film di Spielberg è prescindibile perché non aggiunge nulla proprio a quell’universo della cultura pop di cui fa l’ode. Le strizzatine d’occhio sono così tante e continue che quasi si procede a occhi chiusi, calpestando percorsi già noti. Il film diventa così l’ennesima produzione che ricorda gli anni ’80, elenca gli anni ’80, ama gli anni ’80, ma forse basterebbe così con gli anni ’80. L’aggravante è che Spielberg non è uno che l’ha vissuta da spettatore, quell’epoca: lui è stato l’inventore di una dose considerevole delle cose di allora che meritano di essere di ricordate.
Dal lato dei pro, va detto che nonostante questo non si tratta semplicemente di citazionismo fine a se stesso. Non è solo un collage di scene e personaggi noti: pur contenendo una sua storia e una piacevolezza filmica tipicamente spielbergiana, Ready Player One non riesce a fare il salto di qualità, restando un prodotto decisamente medio.