IN BREVE Cosa: stagione teatrale 2017-2018 ITC Teatro San Lazzaro Quando: novembre 2017 – marzo 2018 Dove: via Rimembranze 26, San Lazzaro di Savena (Bo) Costo: biglietto intero 16 euro Info: teatrodellargine.org Foto di Ascanio Celestini di Dominique Houcmant
Cosa c’è di più populista della parola “popolo”? Più correttamente: cosa c’è di più populista dell’usare la parola “popolo”? Una parola che si presta a un uso polimorfo, a essere piegata al proprio fine dall’utilizzatore di turno. Eppure c’è molto di bello, di emotivamente coinvolgente in questa parola. Che fa bella mostra di sé nella stagione teatrale 2017-2018 proposta dalla Compagnia Teatro dell’Argine negli spazi dell’ITC Teatro di San Lazzaro, dal prossimo 11 novembre fino a marzo del prossimo anno. E le dà il titolo: semplicemente, Popolo.
«L’augurio è che non vi sia lettura ambigua» dice Nicola Bonazzi, presidente della Cooperativa Teatro dell’Argine, oltre che regista e drammaturgo. «Ovviamente il titolo scelto per la stagione di ITC doveva essere fulmineo e non si poteva scantonare. Certo, siamo ben consapevoli del rischio che si corre per il modo in cui si usa oggi oggi questa parola, quando tutti la usano anche un po’ a sproposito, spesso strumentalizzandola».
Un titolo che però si radica in molti dei quattordici spettacoli che compongono il cartellone principale della nuova stagione di questo teatro, da tempo uno dei più interessanti fra quelli attivi nel territorio bolognese. «C’era forte l’occasione data dalla nostra nuova produzione» precisa Bonazzi, raccontando di Casa del popolo, che andrà in scena dal 29 novembre al 3 dicembre e poi dal 6 al 10 dicembre. «Ci interessava capire se il popolo avesse ancora una casa, dove sta di casa. Esistevano le case del popolo, edifici dove il popolo provava a legittimarsi e a socializzare attraverso il ballo o il gioco di carte».
Esistevano, ora manca quel tipo di aggregazione. «In Emilia-Romagna la cosiddetta “casa del popolo” non esiste praticamente più. Probabilmente, però, altri luoghi si sono fatti carico di quelle istanze socializzanti, dello stare insieme assecondando i valori della socialità, della crescita, della formazione».
Nella pièce, scritta dallo stesso Bonazzi con Nicola Lupo, per la regia di Andrea Paolucci, si prova a recuperare quel mondo lavorando più per quadri e ritratti che per storie. Una bella prova di teatro d’attore, che vede impegnati sul palcoscenico Micaela Casalboni, Giovanni Dispenza e Andrea Lupo.
Dove sta di casa oggi il popolo, cosa ne è delle istanze del popolo sono domande che tornano nelle forme e i modi i più vari, come abbiamo detto, dentro vari spettacoli che passeranno da ITC Teatro. «Sia perché sono spettacoli che possiamo definire “popolari”, sia perché hanno al loro interno personaggi che appartengono alle classi più umili». Un filo rosso che si nota immediatamente, con i due spettacoli che aprono la stagione. Il primo, Accabadora, per la drammaturgia di Carlotta Corradi del Teatro Donizetti di Bergamo, è tratto dall’omonimo romanzo di Michela Murgia (11 novembre), mentre Autobiografie di ignoti vede Elena Bucci raccontare e fantasticare sulle “vite da bar”, sulla gente “che passa, beve, parla, beve, tace, guarda, pensa, beve, ride, se ne va” (18 novembre).
«Apriamo con due grandi spettacoli» dice Bonazzi, «che sono interpretati oltretutto da due artiste premiate con il massimo riconoscimento italiano per il teatro. In Accabadora troviamo infatti Monica Piseddu, premio Ubu 2015; Elena Bucci lo ha invece ricevuto nel 2016». A loro si aggiunge un altro premio Ubu, Oscar De Summa, che propone con La cerimonia, prodotto dal Teatro Metastasio di Prato, lo scavo nella vita di Edi, ragazza che pare solo sfiorata dai dolori come dalle gioie, che percepisce ogni cosa con indifferenza.
Se poi parliamo di Ascanio Celestini, il suo ultimo spettacolo rimanda direttamente a “popolo” e a “popolare” fin dal titolo. Si intitola Pueblo, e verrà ospitato dal Circolo Arci Bellaria-Sala 77, via Bellaria 7 a San Lazzaro, il 24 febbraio. «Per statuto Celestini si occupa degli ultimi della storia, che però sono anche il luogo dove l’umanità si fa più forte e tangibile» sottolinea Bonazzi. Da aggiungere che questo di Celestini è la seconda parte di una trilogia iniziata con Laika, nel 2015, e prosegue su quella traccia.
Troviamo ancora liscio e case del popolo, fulcro dello spettacolo proposto dalla Compagnia Teatro dell’Argine, in un altro titolo, in scena il 16 dicembre: Gran glassé. In sintesi, una serata di parole sudate e punk da balera dove si incontrano e si amalgamano i percorsi artistici de Gli omini (gruppo teatrale di ricerca toscano) e degli eXtraliscio (orchestra di punk da balera). I due gruppi lavorano da sempre sulla riqualificazione del concetto di “popolare” e qui fondono le loro ricerche e le loro esperienze, proponendo monologhi stralunati sostenuti dal rigore delle battute musicali.
La nuova stagione di ITC Teatro non è però solo questo, alla rassegna principale si aggiunge la stagione parallela di “ItcTeatroOn”, quattro spettacoli che continuano la tradizione di ospitalità verso compagnie meno conosciute. «È il nostro modo di declinare la stagione off degli altri teatri. Ma la nostra stagione è già in qualche misura off, così abbiamo deciso con un colpo di teatro di chiamarla On, per dire che anche questi spettacoli sono protagonisti al pari degli altri». A essere ospitate quattro compagnie che fanno una ricerca che si pone su temi che riguardano e indagano aspetti della nostra contemporaneità. Ecco quindi Domani mi alzo presto, pièce sul procastinare a un domani che non si fa mai oggi di tre giovani, proposto da Amor vacui (14 dicembre); ecco L’autodafé del Camminante, in cui Teatro del loto mette in scena la figura del poeta e sindacalista di origine molisana Arturo Giovannitti, uno degli animatori dello sciopero tessile di Lawrence, Massachusetts nel 1912 (25 gennaio); ecco Lotta al terrore, dove CapoTrave-Kilowatt mette in scena un attacco terroristico a un supermercato, ma visto dalla sala riunioni comunale, raccontando di paura, tolleranza e intolleranza (22 febbraio); ecco infine la commedia sarcastica di Stefano Pesce, Crisi. La pratica è perfetta, messa in scena da NoveTeatro, che presenta la crisi di una generazione in lotta con i fantasmi della propria mente (22 marzo).
Alle due stagioni di prosa si collegano gli appuntamenti Aperitivo con il critico, che alle 19.30 introduce allo spettacolo in cartellone grazie alle parole di alcuni critici, e a fine spettacolo l’incontro con la compagnia.
Ben nutrita anche la stagione di Teatro ragazzi, che nel suo cartellone offre spettacoli il cui intento è di essere «fruibili non solo dal pubblico dei minori, ma anche dagli accompagnatori adulti» dice Vittoria De Carlo. Undici spettacoli fra cui segnaliamo quello che venerdi 9 marzo chiude la stagione. Si tratta di Cattive ragazze, uno spettacolo per la regia di Ignacio Gomez Bustamante e César Brie tratto dalla graphic novel omonima, edita da Sinnos edizioni nel 2013. «È un progetto sull’educazione alla differenza di genere presentato nell’ambito del progetto educativo Teatro Arcobaleno sulle differenze di genere e di orientamento culturale, che ha già raggiunto il tutto esaurito e a cui si collega un laboratorio proposto anche alle scuole».
Ci sarebbero ancora molte cose da segnalare, come la creazione della tensostruttura ITC Lab, dedicata a laboratori, concerti e altro. Ma torniamo un attimo a riflettere sull’uso delle tradizioni popolari. Ci chiediamo se guardare al liscio, a una tradizione di musiche e balli che sta scomparendo anche qui, in terra emiliana, dove è nata, non sia un po’ come gettare uno sguardo al passato pensandolo come una età dell’oro.
Nicola Bonazzi scuote la testa. «Il nostro intento da sempre è stato di guardare al passato facendolo fruttare nel presente. Il passato cioè come molla per parlare del presente. Il liscio per noi è una declinazione di questo. È un ballo popolare e realizza quella possibilità di stare insieme, di socializzazione che un po’ è andata persa». L’intenzione di ITC è però quella di riproporlo. «Sicuramente. Da subito proveremo a fare lezione di liscio prima del nostro spettacolo, proprio per dare il là a questa istanza di socializzazione di cui, a mio avviso, il teatro deve farsi carico».