Suo padre è uno dei simboli del cinema precursore e allucinato di Hitchcock, con il suo ruolo in Psycho. Ambientazioni in parte riprese e amplificate dalla successiva interpretazione nell’adattamento del Processo di Kafka. Questo per quanto riguarda Anthony Perkins. Nelle vene di famiglia scorre un sangue evidentemente problematico. E come si sa il turbamento è l’essenza stessa dell’arte.

Elvis Perkins, a differenza di suo fratello, che ha seguito le orme del padre, si è dato alla musica sin da giovanissimo. Aveva qualcosa da dire e lo sta dicendo piuttosto bene. Il suo folk si intreccia con il blues, creando ballate di grande bellezza, come di intensa tristezza, spesso. Come a voler proseguire la poetica del padre a suo modo.

Il terzo disco di Elvis Perkins, I Aubade, è uscito quest’anno con la sua etichetta, la MIR, e ha ottenuto un discreto successo tra gli appassionati. “Aubade” dovrebbe costituire l’opposto di “serenade”: è una canzone d’amore suonata con delicatezza alle prime luci dell’alba, il momento della separazione degli amanti. Perkins trova nella parola qualcosa di più: diviene l’acme di una intera notte di passione che si scioglie in un istante. Diviene così una pratica, da raccontare. Sabato 14 novembre lo si potrà ascoltare al Covo per 12 euro in prevendita oppure 15 in cassa.