La rigenerazione di Bologna passa dalla cultura

Il Mercato Sonato dell'Orchestra Senzaspine è l'esempio di una città in fermento

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IN BREVE Cosa: La rigenerazione degli spazi abbandonati e le grandi opere Immagine: Il Mercato Sonato

Dopo decenni di grandi opere quantomeno opinabili, le cui rappresentanti più vicine e illustri sono il ponte sullo stretto di Messina e la linea TAV Torino-Lione, si comincia finalmente a ragionare sul rigenerare l’esistente. Il discorso sarebbe ampio e richiederebbe di riflettere, numeri alla mano, sull’utilità di infrastrutture mastodontiche dai costi gargantueschi confrontandola con il recupero di altre già esistenti. Restando un po’ più nel piccolo e un po’ più nel locale, si può immediatamente trovare ragionevolezza e compiutezza nella rigenerazione di costruzioni abbandonate da anni, piuttosto che costruire del nuovo, per dare casa alla cultura, all’arte e magari anche per dare casa simpliciter.

Bologna su questo tema sta dimostrando di incarnare quella città all’avanguardia che storicamente è stata e che per alcuni anni le è stato negato di essere. Sull’onda del “degrado” molti hanno parlato della perdita di autorevolezza e smalto della città dotta per eccellenza. È bello notare che qualcosa negli ultimi anni è cambiato, e la trasformazione è ancora in atto. Citando brevemente i recenti casi di recupero della zona alle spalle del Mercato delle Erbe, ora illuminata da una gran quantità di gente, che rimane sempre il miglior rimedio al degrado, e quello ancora da lanciare, ma i cui lavori fervono, della Velostazione, quello già acquisito da un po’, ma sempre stupefacente e in continuo divenire, del Cavaticcio e dell’intera Manifattura delle Arti, o ancora il caso delle Serre dei Giardini Margherita, e si arriva al caso più recente, quello del Mercato Sonato.

La storia dell’Orchestra Senzaspine e dell’affidamento alle loro cure del Mercato San Donato ha dell’incredibile. A cominciare dal fatto che l’Orchestra è composta da under 35 che suonano musica classica, non esattamente un genere popolare, e continuando col fatto che popolari è esattamente ciò che questi ragazzi vogliono essere: la Senzaspine si descrive come “un’orchestra pronta a diffondere la cultura musicale dappertutto, anche in quei luoghi ‘atipici’ per la musica come le carceri, gli ospedali e le fabbriche”. Motivo per cui il loro progetto di riqualifica di un mercato ormai abbandonato da anni ha riscontrato il favore dell’amministrazione comunale che le ha affidato per quattro anni (prolungabili in caso di lavori, che ci saranno, sulle strutture) la gestione dei locali, in quanto vincitori del bando Incredibol 2014. Tempo che l’Associazione Senzaspine userà per mettere in piedi un progetto di condivisione culturale e rigenerazione degli spazi, facendo partecipare il più possibile sia il quartiere che la città intera. Sarà la sede dell’associazione, uno spazio dove poter provare e suonare, ma sarà anche un luogo aperto, con seminari, laboratori, punti ristoro e attività culturali altrui, per chi avesse bisogno di essere ospitato.

La cultura, dunque, torna a essere il primo motore di rigenerazione, creando un impatto sociale sui quartieri, sui giovani e su tutti quanti vivono la città. È interessante che Bologna stia cogliendo questo spunto che non solo è nel suo dna ma è anche una delle correnti di maggiore interesse degli ultimi. La rigenerazione urbana sta diventando sempre più un motore di innovazione sociale: non si tratta solo di ristrutturare spazi ma di farli vivere, con persone e attività e generare così ulteriore impatto sociale. Sono tanti gli esempi di questo tipo, vale la pena di citare il caso di Trenitalia, che ha recentemente pubblicato un bando per affidare in gestione gratuita le sue stazioni abbandonate. Se se ne è accorta persino l’elefantiaca azienda dei trasporti ferroviari, si vede che qualcosa si sta muovendo. Tanto che di recente è anche nata a Trento una scuola dedicata alla gestione dei Beni Comuni, specializzata proprio nel recupero degli spazi abbandonati, gestita da Euricse, un istituto di ricerca europeo con sede a Trento molto attento a questi temi.

Se continua così, si può (forse) sperare che la prossima opera non sarà grande, ma utile.

20 luglio 2015

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