Verdena, vetrai rock che plasmano sogni e incubi

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Il partecipato report del concerto all’Estragon di Bologna del 10 marzo

 

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Cosa: Live Report
Chi:
Verdena, tour di Endkadenz
Dove: Estragon Club, Bologna
Quando: martedì 10 marzo 2015

 

di Francesca Bartoli

 

I Verdena non parlano, suonano e lo fanno per due ore serrate, lasciando che sia la loro musica, le chitarre distorte e le parole saldate ai suoni, a colpirti come una carezza ruvida…

Il partecipato report del concerto all’Estragon di Bologna del 10 marzo

 

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IN BREVE Cosa: Live Report Chi: Verdena, tour di Endkadenz Dove: Estragon Club, Bologna Quando: martedì 10 marzo 2015

 

di Francesca Bartoli

 

I Verdena non parlano, suonano e lo fanno per due ore serrate, lasciando che sia la loro musica, le chitarre distorte e le parole saldate ai suoni, a colpirti come una carezza ruvida. All’Estragon di Bologna martedì 10 marzo c’è grande attesa per l’ultima tappa della prima parte del tour di Endkadenz Vol.1, pubblicato dopo 3 anni di silenzio. Sold out da giorni, il popolo dei fan della band vede molti ventenni, forse anche più numerosi dei tanti trentenni che con loro sono cresciuti e in quelle note si sono persi. Band amata e odiata, sempre schiva, i Verdena sperimentano fondendo istinto e consapevolezza, marchiando con questa unica e grande alchimia le loro tante mutazioni frutto di ormai vent’anni di carriera.

Non ne posso scriverne senza fare un’ammissione di “colpa”. Li ho amati molto, da quando a 16 anni li ascoltai per la prima volta dentro la playlist del dj del Rock Planet di Cervia, rimanendo ipnotizzata dai loro testi, quasi formule magiche, così intimamente legati a suoni a volte potenti e poi, quasi per contrappasso, altre volte di una dolcezza disarmante. Al concerto sono andata con quella sensazione che ti accompagna quando rivedi un vecchio amore, mai veramente passato. 

Ad aprire la serata bolognese, come per tutto il tour, l’esibizione dei Jennifer Gentle con i loro suoni che rimandano alla psichedelia degli anni ’60-’70. Alle 22.15, dopo un veloce cambio palco, ecco i Verdena. L’atmosfera creata dalle luci è quasi teatrale, crea lunghe ombre sui profili della band e rafforza quella sensazione di imprevedibilità, di eterna lotta fra caos ed equilibrio, fra musica e rumore che caratterizza da sempre i loro concerti.

“Ho una fissa” inizia il live con la stessa carica dirompente con cui apre l’album uscito poco più di un mese fa. Il locale è popolato da un mare umano in perenne movimento, che esplode tra salti e urla all’attacco di “Loniterp”, prima incursione della serata nel passato recente di “WOW”. Il pianoforte entra in scena in un secondo momento, quando “Diluvio” fa ondeggiare tutti con gli occhi chiusi e genera un brivido che percorre la voce del pubblico. “Puzzle” dal vivo trascina e manda in visibilio ancor più della versione in studio, il crescendo al grido “Efedrinaaaa” e la cavalcata selvaggia dei suoi riff in conclusione non ammettono resistenze. Uno a uno tutti i brani di “Endkandenz vol.1” rispondono all’appello del pubblico.

A vederli chini sugli strumenti, i Verdena, sembrano vetrai del rock che stanno affinando le loro creazioni lì, sul momento. Sono violenti negli staccati, poderosi nei crescendo, poetici nelle melodie che s’intravedono nelle canzoni, come nell’“Inno del perdersi” che dal vivo possiede un’intensità quasi dolorosa, espansa.

Alberto Ferrari è il regista inquieto e s’alterna fra chitarre e tastiere, passa da un mezzo falsetto a un tono roco, soffocato. Il fratello Luca, alla batteria, è una macchina ritmica inarrestabile, il motore del gruppo in grado di passare da momenti di pura potenza,( il suono della batteria è molto “fisico”) a parti percussive dinamiche. E poi al basso c’è Roberta Sammarelli, che imbraccia bellissimi Gibson “diavoletto” e Hofner sottolineando ogni cambio di tono. Roberta che si diverte oggi come ieri, Roberta il modello dei nostri sedici anni, tutto motorini, capelli fucsia, sguardi obliqui e concerti fumosi. Arriva la volta di “Derek” e il pubblico inizia ad agitarsi seriamente e non si fermerà più fino alla fine, in un crescendo di emozioni liberate e adrenalina alla stelle.

Intensa e liberatoria la sequenza “Vivere di conseguenza”/”Contro la ragione”/”Scegli me” al pianoforte, con quest’ultima che solleva un boato già dalla prima nota. L’Estragon crolla sotto la chitarra di “Valvonauta”, cantata a squarciagola, la canzone delle nostre smemorande sgualcite e dei baci appiccicosi dentro locali bui densi dell’odore di birra e gin versato. II commiato definitivo è dentro all’intensità di “Funeralus”, ultimo pezzo di “Endkadenz vol.1”. Le emozioni luccicano negli occhi di tutti, e hanno il sapore di sogni e speranze, di corpi sudati, di strofe criptiche capite anni dopo.

I Verdena sono cresciuti, ora la loro ricerca è più personale, più intima, forzatamente viscerale. Endkadenz è un disco il cui sound sperimentale e strutturalmente schizofrenico vien fuori dal vivo con tutta la potenza del suo puro ed essenziale rock.

Curiosità: Il titolo dell’ultimo album, Endkadenz, deriva da un’annotazione che il compositore contemporaneo Mauricio Kagel metteva sempre nei suoi spartiti: per lui, ogni sua opera doveva finire col timpanista che, dato l’ultimo colpo, doveva sfondare con la testa la pelle del tamburo, tuffandovisi letteralmente dentro per poi rimanere all’interno per 10 minuti. L’effetto dei loro live è lo stesso, un’immersione nei suoni che stanno dentro ai nostri sogni notturni, e a volte anche nei nostri incubi.

La Scaletta
Ho una fissa
Un po’ esageri
Sci desertico
Loniterp
Diluvio
Puzzle
È solo lunedì
Derek
Starless
Attonito
Lui gareggia
Caños
Castelli per aria
Trovami un modo semplice per uscirne
Inno del perdersi
Valvonauta
Vivere di conseguenza
Contro la ragione
Scegli me (Un mondo che tu non vuoi)
Muori delay
Rilievo

BIS

Nevischio
Razzi arpia inferno e fiamme
Luna
Ovunque
Don Calisto
Funeralus

 

16 marzo 2015

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