IN BREVE Chi: Danilo Deninotti Cosa: presentazione del graphic novel “Kurt Cobain. Quando ero un alieno” Dove: POP Store, via Saragozza 34/b Quando: 6 dicembre 2013, ore 17 Costo: gratuito
Kurt Cobain. Forse l’ultima icona rock. L’ultima, assoluta incarnazione dei miti che stanno attorno e dentro questo tipo di musica. Su di lui, sulla sua fine autodeterminata, sui suoi brani che fondevano assieme potenza, distorsione e tragedia dagli anni Ottanta fino a sfondare le porte del nuovo Millennio, sono stati spesi fiumi di parole, proprio come vuole ogni mitologia che si rispetti. In special modo una mitologia contemporanea. E sempre di Kurt Cobain parla il graphic novel scritto da Danilo Deninotti per le chine di Toni Bruno, che verrà presentato a Bologna il 6 dicembre, dalle 17 in poi presso la fumetteria POPstore di via Saragozza 34/b.
C’è però da dire che Kurt Cobain. Quando ero un alieno – questo il nome del graphic novel pubblicato dalla milanese Edizioni BD – ha deciso di non adagiarsi sul già detto e ridetto riguardo il musicista americano. “Non volevo raccontare il solito Cobain: quello del successo, della depressione, della droga, e del fucile in bocca” dichiara Deninotti nell’intervista che gli abbiamo rivolto. “Quel Cobain lo conoscono tutti ed è già stato raccontato in vari modi. Senza andare a pescare nelle biografie più o meno romanzate, basta guardare a un film come Last Days di Gus Van Sant. Onestamente, cosa si può fare meglio di Van Sant? Comunque, a me interessava raccontare il Cobain che cresce nella provincia e che ha un sogno: suonare. Volevo raccontare di un ragazzo che quel sogno lo rincorre, con tutte le sue forze e alla fine lo realizza”.
Nel titolo però campeggia la parola “alieno”, che gioca un ruolo preciso nell’economia del racconto…
“È una parola usata con due specifiche. La prima è che Cobain raccontava veramente che, quando era bambino, pensava di essere figlio di una famiglia aliena. Lo avevano mollato sulla Terra non si sa perché. E lui sperava che, prima o poi, i suoi veri genitori sarebbero tornati a riprenderlo. Ovviamente tutto questo è una reazione alla vita famigliare disfunzionale che aveva intorno”.
In effetti in vari momenti del racconto l’immagine dell’alieno torna con insistenza e lega fra loro vari personaggi, che Cobain vede proprio come extraterrestri.
“E qui che entra in campo l’altra specifica. Volevo usare “l’alieno” come metafora, così da giocare sul concetto di diversità che, in ambienti piccoli e alla periferia dell’impero, dove non succede nulla e non c’è nulla, finisce per unire persone affini”.
In Kurt Cobain. Quando ero un alieno (pp. 96, € 13,90) la storia, dopo una breve introduzione ambientata nel 1991 (durante la registrazione di Territorial pissing) segue il musicista americano dall’infanzia vissuta ad Aberdeen nei Settanta fin quasi alle soglie del successo planetario. Ma, effettivamente, non è tanto l’aspetto creativo del personaggio a balzare fuori dalle tavole del romanzo grafico quanto quel coacervo di situazioni e incontri che portano Cobain a decidere di voler fare il musicista. È questo aspetto che sembra interessare maggiormente Deninotti – “ossessionato” dalla musica alternativa prodotta negli States negli ultimi trent’anni – ed è questo a fare la differenza in un racconto “di formazione” che cerca di mantenere una certa distanza dall’oggetto della narrazione. Distanza probabilmente necessaria per non scadere nella semplice aneddotica degli eventi che inanella, per dare diversa sfaccettatura alla “persona Cobain” e tener un po’ a distanza il mito cui si è consegnato.
“Abbiamo evitato come la peste di andare a parare nei cliché del Cobain classico e conosciuto” afferma lo sceneggiatore. “Volevamo una storia di provincia, di crescita, intima. Però io volevo anche rimanere di una fedeltà folle ai dettagli. Così gli ambienti sono esattamente quelli, i poster in camera di Cobain sono quelli, i vestiti, gli strumenti, le situazioni, a volte anche le frasi che dicono i personaggi vengono fuori da un ricerca e da una documentazione capillari”.
Una voglia di precisione che denuncia la sua passione di autore per il musicista e che fa pensare a un lavoro lungamente elaborato
“In realtà tutto è nato circa due anni fa da una chiacchierata con Andrea Ferrari, allora editor BD (che ha seguito tutta la produzione di questo libro). La casa editrice ha, oltre ai fumetti, anche una linea di libri musicali. Chiacchierando sulla commistione dei generi Ferrari mi ha chiesto come vedessi la possibilità di scrivere un fumetto su Cobain. La mia risposta è stata, più o meno: Ho già un’idea. Ovviamente mentivo. Però la sua risposta è stata: Allora lavora a un soggetto. Due anni dopo siamo qui a parlare di un libro pubblicato“.
A cui danno un ottimo corpo grafico le chine di Toni Bruno. Visto che il testo del graphic qui nasce staccato dal disegno, come è arrivato a scegliere questo autore? Per quale motivo?
“Vero, Toni Bruno è salito a bordo a soggetto approvato, mentre stavo scrivendo la sceneggiatura. Per una manciata di mesi Ferrari mi ha proposto vari disegnatori secondo lui adatti al mio testo, ma nessuno mi convinceva fino in fondo. Poi sono arrivati sul mio tavolo i lavori di Bruno, e lì mi sono esaltato. Aveva il tratto giusto per come era impostato il racconto: iperrealista, capace di rendere tutti i dettagli che ci sarebbero stati in ogni vignetta, soprattutto in grado di rendere per immagini le atmosfere e il tono di tutta la storia“.
Arricchito dalle mezzetinte di Mattia Zoanni e dalla prefazione di Davide Toffolo, disegnatore votato al rock via Tre allegri ragazzi morti, Kurt Cobain. Quando ero un alieno verrà presentato a Bologna da Danilo Deninotti e Andrea Ferrari con il supporto unplugged della band bolognese Linterno.