E un approfondimento sulla visione di Hansel & Gretel e Wolf Children
Dove: Cinema Lumière, via Azzo Gardino 65, Bologna
Info: http://www.futurefilmfestival.org/
di Giuseppe Marino
E un approfondimento sulla visione di Hansel & Gretel Witch Hunters e Wolf Children
IN BREVE Cosa: Future Film Festival 2013 – quindicesima edizione; Hansel & Gretel Witch Hunters, Wolf Children Dove: Cinema Lumière, via Azzo Gardino 65, Bologna Info: http://www.futurefilmfestival.org/
di Giuseppe Marino
Si è conclusa la quindicesima edizione del Future Film Festival, il vincitore del Platinum Grand Prize è accompagnato dalla seguente motivazione della giuria: “propone con originalità l’immagine di un Paese ricco di idee fervide, sospeso tra umorismo e nostalgia e capace di proiettarsi oltre il difficile periodo di crisi socioeconomica [..]”. Un milione di euro che non si tratta di un film italiano. Infatti è Anima Buenos Aires dell’argentina María Verónica Ramírez, film dall’animazione artistica e vitale. Menzione speciale a Consuming Spirits di Chris Sullivan.
Il premio Future Film Short per il miglior cortometraggio è andato a Cedric & Hope di Pierce Davison, menzione speciale a Tears of Steel di Ian Hubert.
Il Primo premio del Pubblico è andato al giapponese Travelling Daru di Ushio Tazawa, mentre sul secondo gradino del podio salgono ex-aequo il francese Una Lagrima Furtiva di Carlo Vogele e Autor De Minuit e il tedesco Atlas di Aike Arndt.
Tra i titoli passati al Festival si segnalano il live Hansel & Gretel Witch Hunters 3D, che ha ravvivato la serata dell’inaugurazione, e l’animazione nipponica di Wolf Children.
Hansel & Gretel, produzione USA Germania diretta dal norvegese Tommy Wirkola, è uno dei pochi film che potranno beneficiare di una reale distribuzione, in sala dal primo maggio. Fortunatamente non ha niente in comune con le svenevoli lungaggini nell’ondata neofantasy: Hansel & Gretel Cacciatori di Streghe è compatto – in 90 minuti ormai finisce a stento un primo tempo – e gioiosamente trash rock, con tocchi di splatter a sorpresa. Il modello sembrerebbe I Fratelli Grimm di Gilliam, arricchito da un salvifico senso del ritmo.
Quello di Wirkola è un giocattolo steampunk (o steampulp), pieno di svisate, teste che esplodono, montaggio lacunoso e strafottente, streghe che sembrano vittime di mutazioni postatomiche, e qualche intuizione divertente, a cominciare da un Hansel divenuto diabetico dopo la prigionia nella casa di marzapane.
Wolf Children di Mamoru Hosada, anche se non ha conquistato alcun premio, era uno dei titoli più attesi, ultima creazione del regista di La ragazza che saltava nel tempo e Summer Wars, che hanno avuto un certo seguito anche in occidente. Wolf Children racconta di due bambini il cui padre era un giovane e garbato uomo lupo. Anche loro, come suggerisce il titolo del lungometraggio, possono trasformarsi in sfrenati lupacchiotti, e assieme alla madre Hana imparano a conoscere il mondo e le loro peculiarità.
Wolf Children, come gli altri film di Hosada, non è immune da momenti di stanchezza e a volte compie delle scelte da cui traspare del ridicolo involontario. Il film, ad ogni modo, si distingue per la coerenza con cui conserva un tono quasi elegiaco per concentrarsi su un tema cardine che trascende la facciata fantastica, trattando di formazione, crescita, del rapporto tra i due fratelli e la rappresentazione toccante dell’emancipazione e del distacco. Il tutto con un bell’omaggio all’Eastwood dagli istinti paterni. Affascinante e accurata l’animazione, che corre su boschi e ruscelli, mettendo in scena un sincero invito a seguire i propri istinti, senza che la storia si lasci catturare da toni eccessivamente melodrammatici.
Buon film, che classicamente in Italia arrancherà fino all’home video.