Foudres: l’eros capriccioso e tragico di St- Pierre a Teatri di Vita

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La recensione dello spettacolo dopo la prima italiana a Bologna

  

creation2012-list01Chi: Dave St-Pierre
Cosa: Foudres – Creation 2012
Dove: Teatri di Vita, Via Emilia Ponente 485
Info: 051.566330
Photo Credit: Wolfgang Kirchner

Infinite sfumature di passione e disincanto sul tema dell’eros. I Cupidini capricciosi di Foudres, ultimo atto di una trilogia di grandissima caratura, portano all’estremo postmoderno quella visione antropomorfizzante, se non farsesca, delle divinità lontane, giusto per renderle un po’ più vicine all’uomo e accomunarle nella condizione di illeggibilità dell’orizzonte umano

La recensione dello spettacolo dopo la prima italiana a Bologna

 

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 IN BREVE Chi: Dave St-Pierre  Cosa: Foudres – Creation 2012  Dove: Teatri di Vita, Via Emilia Ponente 485  Info: 051.566330 Photo Credit: Wolfgang Kirchner

 

di Cristian Tracà

 

 

Infinite sfumature di passione e disincanto sul tema dell’eros. I Cupidini capricciosi di Foudres, ultimo atto di una trilogia di grandissima caratura, portano all’estremo postmoderno quella visione antropomorfizzante, se non farsesca, delle divinità lontane, giusto per renderle un po’ più vicine all’uomo e accomunarle nella condizione di illeggibilità dell’orizzonte umano. In mezzo la cronaca di due poveri amanti, spesso in condizione ossimorica rispetto al ménage del fato che decide per loro.

Dave St. Pierre delizia il pubblico di Teatri di Vita, che saluta con una lunghissima ovazione, con un capolavoro demiurgico che riesce a plasmare uno spazio minimale in una continua girandola di chiavi, di messaggi e di registri. Come in un entralacement degno della migliore narratività, s’incrociano arie da strofe di Alda Merini a collage delle migliori distorsioni da avanguardia. Il corpo nudo, ora violentato in un crudo realismo che ne esalta l’impotenza, ora straniante alla maniera brechtiana, esalta la polisemia del gesto e il caleidoscopio dei linguaggi della fisicità. Fuori da idealismi di sorta la Babele dell’Amore che si riunisce diventando croce e delizia di una relazione d’amore intensa, complessa e tormentata, cuce e scuce la tela della simbiosi tra i due protagonisti, lasciandoli in balia del caso.

Tra surreale e dada la lunga narrazione scorre alternando i toni dell’empatia comica e tragica. La scelta audace di Teatri di Vita nel guardare ancora una volta altrove consegna al pubblico una creazione di pregevole impianto, capace di sorprendere in ogni istante con la sua idea di prospettiva centripeta e con la sua essenza di decostruzionismo che smonta la patina dell’innamoramento da copertina e ne restituisce la cifra alchemica più profonda. L’ingresso del pubblico in medias res, lo svelamento dell’artificio della fiction, il crollo totale della quarta parete, il virtuosismo della naturalezza diventano tutti segni e forme che, pur nella loro consolidata tradizione innovatrice, acquistano una particolarissima declinazione e danno allo spettatore quel respiro internazionale che spesso manca anche agli esperimenti più coraggiosi della nostra avanguardia. 

 

14 febbraio 2013

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