Sabato il Biografilm ha assegnato i suoi numerosi riconoscimenti, 4:44 Last day on Earth di Abel Ferrara ha chiuso la serata
Titolo: 4:44 Last day on Earth
Anno: 2011
Regista: Abel Ferrara
Attori: Willem Dafoe, Shanyn Leigh
Sabato 16 giugno il Biografilm Festival ha tenuto la cerimonia di consegna dei premi, come di consueto con qualche giorno d’anticipo rispetto alla chiusura della rassegna, che finirà oggi, in fiera controprogrammazione rispetto agli Europei. Tantissimi premi, in linea con la gargantuesca quantità di titoli programmati …
Sabato il Biografilm ha assegnato i suoi numerosi riconoscimenti, 4:44 Last day on Earth di Abel Ferrara ha chiuso la serata
IN BREVE Titolo: 4:44 Last day on Earth Anno: 2011 Regista: Abel Ferrara Attori: Willem Dafoe, Shanyn Leigh
di Giuseppe Marino
Sabato 16 giugno il Biografilm Festival ha tenuto la cerimonia di consegna dei premi, come di consueto con qualche giorno d’anticipo rispetto alla chiusura della rassegna, che finirà oggi, in fiera controprogrammazione rispetto agli Europei. Tantissimi premi, in linea con la gargantuesca quantità di titoli programmati.
L’Odeon ha ospitato anche questo importante appuntamento, offrendo a seguire l’esclusiva proiezione di 4:44 Last Day on Earth, ultimo film di un Abel Ferrara sempre meno presente nei cinema italiani. La serata è stata oggetto di un complesso piano di possibilità incrociate riguardanti l’ingresso, il che, per la verità, ha in parte vestito il tutto di una certa confusione. Ma al di là di queste sfumature meravigliosamente umane, andiamo a scoprire com’è andata la parte immortale della questione, quella riguardante il cinema.
I Biografilm Award 2012 sono stati assegnati da una giuria popolare di oltre 100 persone, che ha in tal modo sentenziato: Miglior film: Paradiso Amaro di Alexander Payne; Miglior Attrice: Meryl Streep per The Iron Lady di Phyllida Lloyd, Miglior attore Michael Fassbender per Shame, di Steve McQueen. Le premiazioni, gestite in modo informale e gradevole dal direttore artistico Andrea Romeo, hanno anche mostrato le splendide evoluzioni di cellulari che si accostavano timidamente a microfoni, connessioni Skype che la maggior parte delle volte funzionavano, nel quasi incredulo entusiasmo generale, assicurando il saluto dal faccione videoproiettato di Alexander Payne, cornette del telefono che rivendicavano diritti d’anzianità, in un tripudio di collegamenti tecnologicamente ibridi, che all’insaputa di tutti anticipavano parte del film di Abel Ferrara.
I premi assegnati dalla giuria, composta dal critico Leonard Maltin, il produttore Paul Zaentz, il regista e produttore John Scheinfeld, lo scrittore e regista Mike Freedman e Marcello Paolillo della Kimmel International, sono stati il Lancia Award, assegnato a Jason Becker: Not Dead Yet di Jesse Vile, il Best Life Award, attribuito dalla giuria al miglior racconto biografico, a Joschka and Sir Fischer di Pepe Danquart, menzione speciale a La Faute à mon Père (La Colpa di mio padre) di Chloe Barreau. I premi Lancia Celebration of Lives sono andati a Marina Abramovic, Saul e Paul Zaentz e Chiara Vigo.
Audience Award a Love and Politics di Azad Yafarian e Luciana Castellina, Comunista di Daniele Segre, mentre il premio della stampa se l’è aggiudicato Hopper: in his hown words, documentario di Cass Warner.
Conclusa la cerimonia, la sala si è svuotata quasi per un terzo, ma purtroppo l’organizzazione della cosa non ha permesso che entrassero altre persone, magari interessate all’apocalittico Ferrara. Peccato, perché in Italia una programmazione regolare di 4:44 Last Day on Earth non è ancora prevista, quindi questa proiezione ha rappresentato un’importante opportunità.
Abel Ferrara non si dilunga sulle cause della fine del mondo, attesa senza possibilità di appello alle 4:44, mentre viviamo il suo avvicinamento attraverso l’ultimo giorno di Cisco (Willem Defoe), attore ed ex tossicodipendente, e la giovane pittrice Skye (Shanyn Leigh, ex fiamma di Ferrara). Il film dà ragione ad Al Gore, abbozzando quindi delle motivazioni ecologiste, ma Abel si getta immediatamente nel corpo di Defoe. Film istintivo, fieramente povero e digitale, rinchiuso buona parte del tempo nell’appartamento della coppia, salvo brevi escursioni sul tetto del palazzo che lo ospita. L’apocalisse di Ferrara è la visione di un regista, e non principalmente la visione della fine del mondo, quanto quella di immagini da provare a mutare, vestendole ognuna della trasparenza data dall’ultimo giorno.
Schermi di computer, immagini nell’immagine, ripetizioni ossessive e soliloqui come già in New Rose Hotel, lunghe comunicazioni in videoconferenza, 4:44 è un film incompleto che metto al centro dell’esistenza lo sguardo, come senso privilegiato della percezione. E s’interroga se tale visione debba essere preservata, se convenga o meno alterarla con delle droghe. 4:44 non dà risposte, la chiusura sullo schermo bianco illumina completamente la sala se questa è sufficientemente piccola, mostra i suoi spettatori, altra immagine in superficie.