Gianluca Rebuzzi è un cantautore bolognese, anzi, tarantino. Il suo genere è un cantautorato così arguto e divertente che, è assodato, non potrà mai finire sul palco dell’Ariston. Indefesso, lui ci ha provato più volte. Arrivandoci vicino, di recente, visto che ha superato buona parte delle selezioni di Sanremo Lab 2012. Poi per fortuna hanno vinto i cocchi delle major.

Intanto a celebrare il Rebuzzi ci ha pensato il mondo indipendente (come se questa distinzione vigesse ancora). Suo il premio MEI 2012 – la premiazione avverrà a settembre, durante il SuperSound – e il bello è che a vincerlo è un brano non esattamente nuovo, visto che “Il re” è ormai diventato un brano culto dei suoi concerti nei club cittadini.

Ed ecco, appunto, i live club. Chi ancora non lo conosce avrà l’occasione di ascoltare prossimamente Gianluca Rebuzzi in due concerti. La prima è imminente: lunedì 7 maggio all’Alto Tasso di piazza San Francesco, per la chiusura della rassegna Alto Tasso d’autore, dove Rebuzzi si esibirà in duo, accompagnato dal chitarrista Stefano Raimondi.

Chi volesse però sentirlo in tutto il suo tiro è pregato di pazientare qualche giorno in più, o al massimo di fare il bis. Giovedì 17 maggio Gianluca Rebuzzi si esibirà al Chet’s Club di via Polese, 7/A (quel locale che, prima di attirare le ire degli eredi del jazzista in questione, si chiamava Chet Baker Club, ha riaperto i battenti da poco dopo varie vicissitudini).

Qui il nostro si esibirà nella sua formazione migliore, con Giannicola Spezzigu al contrabbasso, Nicola Pedroni alla batteria ma soprattutto Sasà Vaccaro. Al trombone, il bombardino, la chitarra battente e le sue conchiglie. Che – ci spiega il musicista – sono i primi veri antenati degli strumenti a fiato. Chi già conoscesse l’ironia che può scaturire dal suono di un trombone o di un bombardino, se ben suonati, e chi conoscesse l’allegria insita nei brani di Gianluca Rebuzzi, bene, faccia due più due: il loro incontro non poteva essere più felice.

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