E’ morto per un infarto il cantautore bolognese
Il mio incontro con Lucio Dalla risale a qualche anno fa, in un ristorante. Confidavo a mio fratello la mia persistente incapacità di orientarmi, a Bologna come in tutte le città e ogni luogo che abbia abitato o attraversato. Lui, mio fratello, mi fece notare l’assurdità della cosa, ricordandomi che “Nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino”. Un secondo dopo inclinò leggermente la testa e aggiunse “Come d’altronde potrebbe confermarti la persona seduta alle tue spalle”. Giratomi, vedo un berretto con dentro Lucio Dalla …
E’ morto per un infarto il cantautore bolognese
di Giuseppe Marino
Il mio incontro con Lucio Dalla risale a qualche anno fa, in un ristorante. Confidavo a mio fratello la mia persistente incapacità di orientarmi, a Bologna come in tutte le città e ogni luogo che abbia abitato o attraversato. Lui, mio fratello, mi fece notare l’assurdità della cosa, ricordandomi che “Nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino”. Un secondo dopo inclinò leggermente la testa e aggiunse “Come d’altronde potrebbe confermarti la persona seduta alle tue spalle”. Giratomi, vedo un berretto con dentro Lucio Dalla.
È stato uno di quegli artisti con cui, in un modo o nell’altro, ti ritrovi a crescere. Ascoltando la musica che viene dal mangianastri di tuo fratello maggiore, rintracciandola in un film, o citata da Moretti, quando in Bianca promette una rara registrazione di Paff Bum, ripensando ai buffi gesti, incisi nella memoria, che nel 1990 accompagnavano le performance televisive di Attenti al Lupo, ritrovandolo su Facebook, qualche settimana fa, quando un amico ti gira Futura e scherzando lo propone come nome per tua figlia.
O ancora sorprendersi a seguire in tv la serata Dalla De Gregori; perché qualcuno li ha scritti, quei pezzi e quelle melodie che non sono più brani musicali, ma sensazioni che hanno attraversato i nostri decenni e le nostre vite.